Il museo dovrebbe unirsi con i campi di internamento di Visco e Gonars.
La caserma Piave di Palmanova sia inserita nei viaggi nazionali della memoria. Lo chiede l’ANPI nazionale per voce di Natalia Marino componente del Comitato nazionale dell’associazione partigiani e direttrice di Patria Indipendente che ha tenuto l’orazione ufficiale alla cerimonia davanti alle celle del centro di repressione antipartigiano. La cerimonia, organizzata dal Comune, è stata l’occasione per ribadire la volontà delle istituzioni di realizzare a Palmanova il Museo della Resistenza del Friuli Venezia Giulia per il quale esiste un progetto che mette in rete questi luoghi con i campi di internamento di Visco e Gonars.
Il sindaco Giuseppe Tellini e l’assessore alla Cultura Silvia Savi ribadiscono l’attenzione che il Comune di Palmanova riserva a questo progetto e alla valorizzazione didattica del sito per comprendere la complessa vicenda della Resistenza di confine: “La proposta di inserire la Piave nei viaggi nazioanli della memoria restituisce dignità a questo luogo che con la Risiera di San Sabba ha segnato la storia e la memoria delle nostre terre”.
Un messaggio ribadito da Natalia Marino in un’orazione di quindici minuti, di cui questi sono i passaggi salienti del suo intervento. “Qui siamo in luogo di Memoria e il bellissimo innovativo progetto del Museo regionale della Resistenza può far sì che la Memoria diventi attiva e vibrante. Io vi ringrazio per avermi fatto riscoprire questa parte della nostra storia italiana ed europea, la avevo immaginata in parte con le foto delle tempere di Angiolino Filiputti, il “cantastorie” delle torture, dei rastrellamenti, delle esecuzioni in questa magnifica Bassa Friulana tra la sua meravigliosa gente. Scoperta con i quaderni di Flavio Fabbroni e i libri di Irene Bulzon. È incredibile come oggi possiamo scoprire pezzi di storia che ci riguardano tutti.
Una città bellissima incantevole Palmanova, città fortezza città stellata dalle nove punte delle mura, monumento nazionale e patrimonio UNESCO potrebbe oggi rendere inespugnabile all’oblio la memoria democratica.
Ed è un moto di sentimento, con quelle celle alle mie spalle, a farmi auspicare che si possa operare, con tutte le istituzioni comunali e regionali e nazionali, gli studenti di tutta Italia con i Viaggi della Memoria vengano alla Caserma Piave e poi alla Risiera di San Sabba. Lì 3.000, forse 5.000, i morti – e i vivi – del crematorio, passati per il camino della Riseria, crematorio e camino distrutti come le baracche di Auschwitz per cancellare più prove possibile delle nefandezze. Dalla Caserma Piave di Palmanova a Trieste, passando per la memoria dei recinti di Gonars e della Caserma Sbaiz. Una cinquantina di km appena per scoprire quanto abbiamo vissuto accanto all’ignominia e ci siamo sprofondati. Per poi riscattarci grazie alla Resistenza e alla forza dell’unità antifascista. Consapevoli o no, ne viviamo la Storia e la Memoria, perché sono scolpite sui muri di quelle celle, come sui cancelli di Auschwitz o sui gradoni della scala di Mauthausen. Anche oggi dunque siamo chiamati a scegliere”.