Da Monfalcone protesta simbolica del sindaco contro l’ultimo Dpcm.
“Le chiusure decise dal Governo significano la morte per tante attività di esercenti che in questi ultimi mesi hanno speso per poter continuare a lavorare in sicurezza nel rispetto di tutte le normative”. Il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, si unisce alle proteste contro l’ultimo Dpcm per il contenimento del Covid-19. E lo fa con una protesta simbolica inviando al premier Conte, ai capigruppo del Parlamento e ai parlamentari del Friuli Venezia Giulia “una lettera e un fazzoletto bagnato dalla lacrime degli imprenditori annientati dall’ultimo Dpcm”.
In questo modo il sindaco intende “convincere il Governo a cambiare i passi del decreto che prevedono la chiusura anticipata o totale di determinate categorie economiche. Chiusure che penalizzeranno inevitabilmente a cascata anche altri settori produttivi, senza peraltro che ci sia un’analogia tra le origini del contagio e le attività colpite”.
Cisint, che esprime “massima solidarietà nei confronti delle categorie annientate dal Dpcm, piccoli imprenditori che sono padri e madri di famiglia e che meritano rispetto”, non condivide le chiusure previste dall’ultimo decreto del premier Conte. “Riteniamo – ha spiegato – che siano stati fatti degli errori madornali e cosa ancora più grave non c’è analogia tra le origini del contagio e le nostre palestre, i ristoranti, i teatri, i cinema e le piscine. È inaccettabile che anche di fronte alla contrarietà manifestata dai presidenti delle Regioni, il Governo abbia ordinato comunque di chiudere, senza che ci siano una motivazione chiara o un vantaggio sicuro sul fronte della riduzione del contagio”.