La conoscenza dell’inglese in Friuli Venezia Giulia.
È il Friuli Venezia Giulia la Regione italiana dove si parla meglio l’inglese. Il dato emerge dall’edizione 2024 dell‘Indice di conoscenza dell’inglese (EF EPI) realizzato da EF Education First (EF), il più ampio rapporto globale sulle competenze in inglese, che dal 2011 fotografa i livelli di nazioni, città e regioni.
Il divario tra Regioni con competenze più basse e più alte sta lentamente riducendosi (da oltre 100 punti nel 2012 a 70), mentre la variazione delle competenze tra Nord e Sud rimane invece evidente. L’Indice 2024 è stato elaborato sui test di 2,1 milioni di adulti dai 18 anni in su, non madrelingua inglese, in 116 Paesi.
In testa l’Olanda, seguita da Norvegia e Singapore. L’Italia è al 46° posto: scende ai livelli del 2019, superata in Europa da Spagna, Ucraina, Albania e Russia. Il rapporto registra un nuovo lieve calo delle competenze dei giovani italiani: la fascia dei neodiplomati ha subito un nuovo lieve calo, evidenziando come ancora sussiste un impatto della pandemia su questi studenti.
Gli universitari invece sono stabili e i giovani professionisti continuano a migliorare. La fascia di età più anziana ha subito una lieve flessione, ma il trend complessivo è positivo. Per quanto riguarda la nostra regione, se la media italiana del punteggio è di 528, quella del Friuli Venezia Giulia raggiunge i 581 (per fare un confronto, sarebbe poco sotto la Slovacchia, 18° in graduatoria con 584 punti), lontana però dai 636 dell’Olanda. La città italiana in cui si parla meglio l’inglese, invece, è Verona (punteggio 580).
“Benché l’EF EPI di quest’anno mostri che il livello dell’inglese in Italia non riesca a crescere, resta fondamentale il ruolo di questa lingua nella comunicazione e nella cooperazione internazionale”, dichiara l’ad di EF Italia, Natalia Anguas.
“Partendo da questo fatto – aggiunge – l’EF EPI offre preziosi spunti di riflessione sull’importanza di continuare negli investimenti previsti dal sistema educativo per l’insegnamento dell’inglese in Italia, sia nella formazione e aggiornamento dei docenti, che favorendo sempre più gli scambi culturali e le esperienze di soggiorno studio all’estero”.