Il gesto di Germano e Irina a Mariano del Friuli.
Che la popolazione friulana fosse particolarmente sensibile alle missioni umanitarie e all’accoglienza è da sempre cosa nota. Vittima in prima persona dopo il terremoto che, nel ’76, l’ha vista inginocchiarsi dinnanzi a quell’orribile disastro, sanno bene che cosa significhi ritrovarsi da un giorno all’altro senza più nulla. Così, dopo quel maledetto giovedì 24 febbraio, dove gran parte della popolazione ucraina ha dovuto lasciare la propria terra, diverse famiglie in tutta Italia e soprattutto in regione, hanno accolto a braccia aperte i rifugiati.
La famiglia di Mariano del Friuli.
Ne sono testimoni Germano, 44 anni ed Irina, 38. Loro vivono in un appartamento a Mariano del Friuli, nel goriziano. Fin dai primi giorni successivi ai bombardamenti, Irina, colf ucraina trapiantata in Friuli dal 2009, assieme al marito camionista, prendono consapevolezza della gravità della situazione, contattano una famiglia di conoscenti della città di Chernivtsi, nel sud-ovest dell’Ucraina, a 40 chilometri dalla Romania.
“Stiamo ospitando alcuni componenti di una famiglia, che è dovuta separarsi a causa di questa situazione. Sono quattro persone: Tetiana di 36 anni, i figli Maria e Dmytro rispettivamente di 13 e 5 anni, ed infine la nipote Alisa, di 13 anni”, confermano.
Irina, in lacrime, racconta: “Non volevano lasciare la loro famiglia, le persone anziane hanno voluto restare nelle loro case nonostante i continui segnali tramite le sirene, di pericolo”. L’angoscia è palpabile dalle parole della giovane donna. “Nonostante tutto i bambini stanno bene, chi va a scuola e chi all’asilo. Sono stati accolti in maniera esemplare da tutti qui in paese, dai cittadini alle figure istituzionali”. E ancora: “Non parlano bene la nostra lingua, ma con l’inglese riescono a comunicare”.
Nonostante l’esemplare accoglienza, queste persone, vittime di questa situazione, hanno comprensibilmente parecchia nostalgia ed apprensione nei confronti dei familiari che non li hanno raggiunti in Friuli. “Loro vorrebbero tanto tornare a casa anche subito dai loro familiari, ma ovviamente la cosa non è assolutamente possibile in questo momento”, aggiungono. La coppia sta davvero facendo quanto più possibile per cercare di dare supporto. “Abbiamo tirato fuori dei letti, abbiamo trasformato dei divani in letto, cuciniamo pietanze tipiche ucraine. Siamo tutti uniti”, spiega. Così, questa famiglia passata da due a sei persone, è diventata una delle realtà più palpabili di umanità ed amore.