Una pietra d’inciampo a Marano per ricordare il partigiano Bianchi

L'assessore regionale Graziano Pizzimenti durante il suo intervento

La pietra davanti alla casa di Marco Bianchi a Marano Lagunare.

“Rinnovare il Giorno della Memoria, per scongiurare il ripetersi di drammi che hanno percorso la storia anche nel nostro Paese, significa diffondere la percezione della necessità di combattere le forme di razzismo e di totalitarismo che minacciano la libertà dei cittadini. Specialmente in quest’epoca non facile, percorsa dalla pandemia ma caratterizzata anche da criticità che emergono in varie parti del mondo. In questo caso, la pietra d’inciampo in ricordo di Marco Bianchi, ufficiale dell’esercito italiano nato a Marano Lagunare e morto in campo di concentramento, testimonia che il dramma della guerra e quello del totalitarismo hanno avuto quali vittime e protagonisti anche le nostre realtà e la nostra gente, e ciò si deve tramutare in un insegnamento rivolto a tutti, soprattutto ai cittadini del domani”.

Lo ha evidenziato l’assessore regionale alle Infrastrutture e territorio del Friuli Venezia Giulia, Graziano Pizzimenti, intervenendo oggi a Marano Lagunare alla scopertura della pietra d’inciampo: una piastra d’ottone simbolo delle vittime del nazismo, che ricorda Marco Bianchi, sull’uscio della casa natia dell’ufficiale italiano. In forza al 2° Reggimento Fanteria “Re”, Bianchi, decorato al Valor Militare durante la Grande Guerra, antifascista convinto abbandonò nel 1940 la carriera militare e dopo l’occupazione nazista divenne collaboratore della Resistenza. Fu arrestato dalla Gestapo a Udine nell’agosto 1944, mentre tentava di ricongiungersi con l’Esercito italiano cobelligerante che combatteva al Sud Italia, e venne rinchiuso prima nelle carceri di via Spalato a Udine e poi deportato a Dachau, dove morì il 22 gennaio del 1945.

“L’opposizione al regime nazista – ha aggiunto Pizzimenti -, ancor più significativa se decisa per opposizione al totalitarismo da parte degli ex alleati come lo erano i soldati italiani, di cui migliaia deportati nei lager in Germania, deve servire da esempio specialmente ai nostri giovani a saper guardare al futuro tenendo ben salde le proprie convinzioni e le scelte da attuare nel rispetto degli altri. A garanzia di un futuro più sereno e
libero dalle ombre dell’odio che spesso si diffondono laddove tragedie della storia e personaggi come Marco Bianchi sono cadute nell’oblio”.