La situazione della laguna di Marano e Grado.
Il 2 febbraio è la giornata mondiale delle zone umide, un appuntamento che rinnova e ricorda la firma della Convenzione internazionale della città iraniana Ramsar del 1971 per la loro tutela e per frenarne il processo di perdita. Per importanza naturalistica, la laguna di Marano e Grado ospita ben 2 siti Ramsar, ovvero le foci dello Stella e la valle Cavanata, tutelate anche dalla normativa europea e regionale. La laguna è frutto di una storia coevolutiva tra uomo e ambiente, di equilibri fragili che rischiano di essere però messi in discussione dalla crisi climatica e dalle pressioni del bacino scolante, diverse per qualità e intensità che si esercitano da nord a sud e viceversa.
Legambiente, nel ricordare questa giornata e questo straordinario e prezioso ambiente, ritiene che “la sua tutela, che contempera anche la presenza di attività economiche, purché sostenibili, e margini di miglioramento in tal senso ci sono, debba muoversi lungo due direttrici”.
Per l’associazione ambientalista, prima di tutto c’è “l’adattamento ai cambiamenti inevitabili, quali l’innalzamento del livello del mare che comprimerà la laguna verso la terra ferma, con la perdita delle tipiche morfologie lagunari, di ambienti e specie prioritarie di tutela e delle piccole economie tradizionali ancora presenti in laguna”. In secondo luogo, per Legambiente è necessaria “la riduzione delle pressioni ambientali esercitate dal bacino scolante a monte, quali gli scarichi dei depuratori, la depurazione mancante, inclusi gli scarichi a mare mediante condotte sottomarine, sfioratori di piena, scarichi industriali, delle idrovore e foci fluviali, portatrici di inquinamento di matrice urbana, agricola e industriale, compreso il lento rilascio di sostanze delle aree soggette a bonifica”.
Nel breve periodo, quindi, Legambiente Fvg chiede un “saggio utilizzo delle risorse del piano di ripresa e resilienza, a tutela dei valori naturalistici delle nostre zone umide”. In sintesi una sorta di “masterplan – come viene definito dalla stessa associazione –, dove una parte dello sforzo finanziario vada ricondotto al piano di ripresa e resilienza. Occorre però fare presto e bene – concludono da Legambiente –, dobbiamo non perdere questa importante e probabilmente ultima vera opportunità”.