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Manzano è un comune della provincia di Udine, in Friuli Venezia Giulia. È situato nel cuore del distretto della Sedia
La storia
Manzano è una cittadina ricca di storia e cultura. La sua fondazione risale all’epoca romana, e il suo nome deriva da quello di un colono romano, Amantius. Nel 1250, Quonzio di Siniudo ottenne in feudo dal patriarca il castello di Manzano, insieme al vecchio castello di Fagagna. Nel corso dei secoli, il castello fu teatro di numerosi attacchi durante le contese tra i signori di Manzano e quelli di Cividale, culminando nella sua definitiva distruzione nel 1431 per mano di questi ultimi. Sotto il dominio veneto dal 1420 al 1797, Manzano, insieme agli altri territori friulani, passò sotto l’amministrazione napoleonica, diventando un comune nel Distretto di Cividale. Questa inclusione comprendeva le frazioni di Rosazzo, che ospitava un’antica abbazia dell’IX secolo, Soleschiano, Manzinello, Case, Oleis e San Lorenzo. Nel 1813, Manzano ritornò sotto il dominio asburgico del Lombardo-Veneto, per poi essere infine annesso all’Italia nel 1866.
Il turismo
Il territorio è caratterizzato da colline e vigneti. Il fiume Natisone scorre attraverso il comune, creando suggestive gole e cascate. Manzano è un importante centro per la produzione della sedia. Il Distretto della Sedia è infatti il più grande polo produttivo di sedie in Europa.
Cosa vedere a Manzano
Una vasta gamma di sentieri escursionistici permettono di esplorare il suo splendido paesaggio. Tra i più suggestivi percorsi si segnalano il sentiero che porta all’Abbazia di Rosazzo, un’antica abbazia cistercense immersa tra vigneti e boschi. Il sentiero che costeggia il fiume Natisone, un’occasione per ammirare le gole e le cascate create dal fiume. Il sentiero che porta al borgo di Soleschiano, un caratteristico borgo rurale situato sulle colline di Manzano. Oltre ai sentieri escursionistici, Manzano offre anche altre opportunità per gli amanti della natura. Il comune ospita infatti numerosi parchi, tra cui il parco della Villa Beria di Sale, un magnifico parco all’inglese situato nel centro di Manzano.
L’Abbazia di Rosazzo
Le origini dell’abbazia sono avvolte da un alone di controversie, spesso prive di conferme tangibili, ma la tradizione narra che nell’Ottocento l’eremita Alemanno si stabilì in queste solitarie contrade in cerca della pace interiore. Qui eresse un modesto oratorio e una cella. L’atmosfera di serena spiritualità attrasse sempre più fedeli, portando alla proliferazione delle celle. L’oratorio si trasformò così in un monastero guidato dai canonici regolari di Sant’Agostino. Gli abitanti della zona contribuirono significativamente alla crescita del monastero fino alla costruzione della chiesa dedicata a San Pietro Apostolo, presumibilmente tra il 1068 e il 1070. Nel 1100 circa, l’abbazia fu elevata al rango di abbazia grazie all’intervento del patriarca Ulrico (o Voldorico) di Eppenstein. È probabile che gli Eppenstein, signori di Carinzia e alleati dell’imperatore, insieme ai loro successori, gli Spanheim, svolsero un ruolo chiave nella creazione e consolidamento dell’abbazia, contribuendo sia in termini di patrimonio che di prestigio. La regola Agostiniana fu sostituita da quella Benedettina, con i primi monaci provenienti dal monastero carinziano di Millstatt nel 1091. Nel XIII secolo, l’abbazia raggiunse il massimo splendore, ottenendo l’indipendenza e la diretta protezione della Santa Sede grazie al diploma di papa Innocenzo IV del 11 agosto 1245. Nel 1323, un grave incendio distrusse l’intera struttura abbaziale, cancellando tutti i documenti. Nel 1391, papa Bonifacio IX concesse in commenda l’abbazia al cardinale Pileo di Prata, arcivescovo di Ravenna, inaugurando un periodo di declino spirituale. Nel 1423, l’abbazia passò ufficialmente alla commenda, portando all’abbandono dei monaci benedettini. Durante le lotte tra Aquileia e Cividale, e tra Venezia e gli imperiali, l’abbazia fu trasformata in una rocca difensiva. Gli abati commendatari, i cui stemmi sono visibili nelle lunette del chiostro, governarono fino al 1751, anno della soppressione del patriarcato di Aquileia. Nel 1522, i Domenicani si insediarono nell’abbazia e vi rimasero per 248 anni. Nel 1509, dopo anni di guerre e saccheggi, un incendio completò il processo di rovina. Solo vent’anni dopo, grazie all’abate commendatario Giovanni Matteo Giberti e all’architetto cividalese Venceslao Boiani, iniziò la rinascita del complesso abbaziale. Nel 1823, l’Arcivescovo Emanuele Lodi trasformò l’abbazia in residenza estiva degli arcivescovi di Udine, conferendo all’arcivescovo il titolo nobiliare di Marchese di Rosazzo, riconosciuto nel 1927 anche dal Regno d’Italia. Mons. Alfredo Battisti, arcivescovo di Udine, contribuì alla rinascita di Rosazzo dopo il terremoto del 1976 attraverso il ‘Progetto Rosazzo’, avviato l’1 ottobre 1994. Oggi, il “monastero delle rose” funge da centro culturale e punto d’incontro umanistico e sociale, ospitando convegni, seminari, mostre e dibattiti.
Come arrivare a Manzano
Per raggiungere Manzano, oltre all’utilizzo dell’auto, è disponibile un servizio di autobus diretto da Udine. I collegamenti sono programmati ogni ora, dal lunedì al sabato, con una durata del viaggio di circa 18 minuti. Un’alternativa è rappresentata dal treno, con partenze ogni 2 ore da Udine e servizio operativo tutti i giorni. Il viaggio in treno ha una durata approssimativa di 12 minuti.