Visitare Maniago
Il Friuli Venezia Giulia offre una vasta gamma di soluzioni alle persone che fanno dell’esplorazione la propria attività preferita. Girovagare per una grande città storica può senza dubbio essere divertente ma molte volte, dietro le apparenze più evidenti, posti più piccoli celano molta storia e molti segreti. Quella che potrebbe essere definita come microstoria trova dunque giustificazione a Maniago, una cittadina di circa 12.000 abitanti situata ai piedi del monte Jôuf.
La storia di Maniago
Maniago si trova in una posizione strategica lungo la zona pedemontana del Friuli Occidentale. Tale posizione le ha da sempre consentito di giocare un ruolo chiave nel contesto viario che conduce dalla pianura della bassa friulana alle valli del Cellina, del Colvera e del Meduna. Le prime tracce di presenza umana risalgono addirittura al Neolitico e sono state rinvenute presso alcune grotte del monte San Lorenzo. Con il passare degli anni nella zona vi si insediarono i Celti, più precisamente attorno al III secolo a.C. Ai Celti subentrarono i Romani, dominatori tanto ingegnosi quanto spietati di tutta la penisola italiana. La presenza di questi ultimi è innegabile, soprattutto se si considerano le lapidi con le relative iscrizioni che sono state rinvenute nella zona. I Romani col tempo decaddero e quando arrivò il periodo delle invasioni barbariche, furono i Longobardi a visitare Maniago per primi, nel 568. Il primo documento che in un certo senso battezza il luogo come Maniago è il diploma dell’imperatore Ottone II di Sassonia, inviato da Ravenna a Rodoaldo per confermargli il possesso di alcune terre tra cui “cortem que vocatur Maniacus”. Nel documento del 12 gennaio 981 vengono esplicitati con chiarezza i confini di tale territorio, identificati con il Rugo Storto e la Chiesa di Madonna di Strada di Fanna.
Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie
Maniago è un’eccellenza mondiale nella fabbricazione di coltelli e arnesi da taglio. La storia dei fabbri maniaghesi risale al 1453 quando Nicolò di Maniago ottenne dal Magistrato delle Acque di Venezia il permesso d’incanalare l’acqua del Colvera in una roggia. Di lì a poco nacquero i primi battiferri che, consapevolmente o meno, avrebbero segnato la tradizione della città. L’edificio che ospitò la prima grande fabbrica di coltelli di Maniago nel 1907 è oggi sede del Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie. In un paese come Maniago, in cui la fabbrica di coltelli diede lavoro a moltissimi operai locali, si decise dal 2009 di aprire un museo che potesse commemorare l’arte del coltello e dei processi che ne influenzano la produzione.
Ruderi del Castello di Maniago
Visitare il Castello di Maniago significa notare fin da subito il mastio, ovvero la “Turris Magna” affiancata verso la valla dalla “Domus Magna”. Inizialmente edificato per risolvere i problemi del patriarcato di Aquileia, assunse un ruolo di difesa del feudo che si estendeva dalla Val Cellina all’insediamento dei Polcenigo a Mizza e dell’abbazia di Pomposa a Fanna. Il 15 dicembre 1277 i Flagogna vendettero la loro parte del castello a Olvrando di Maniago, il quale costruì una sua dimora all’interno della prima cerchia di mura. Successivamente si impegnò a comprare in varie cessioni i possedimenti dei Polcenigo e dei Pinzano fino all’assedio del 1318, causato proprio dalla volontà di estrometterli dal castello. Con il passare degli anni la chiusura medievale andò affievolendosi fino a che, nel 1420, il castello passò in mano della Serenissima. In seguito all’invasione turca del 1467 le mura vennero rinforzate ma all’alba del ‘500 fu abbandonato. I terremoti del 1511 e del 1575 ne segnarono ulteriormente le sorti e nel ‘600 fu definitivamente abbandonato.
Palazzo d’Attimis
Il Palazzo d’Attimis fu la residenza dei signori di Maniago sin dalla fine del ‘500, periodo in cui si iniziò a procedere verso l’abbandono del Castello di Maniago. La forma attuale dell’edificio si deve alle modifiche che furono apportate in occasione del matrimonio di Fabio I di Maniago (1739), durante il quale furono aggiunte decorazioni come i preziosi stucchi ai saloni del piano nobile, i pavimenti in terrazzo veneziano e i soffitti alla sansovina. Al centro del salone d’onore si può notare un grande lampadario in vetro di Murano e sulla facciata nord si staglia un affresco di Pomponio Amalteo, raffigurante il Leone di S. Marco che regge lo stemma di Maniago al posto del classico vangelo.