Il concerto di Remo Anzovino a Lignano.
Il suono che dai tasti del pianoforte dilaga nell’arena, vibrante penetra tra il pubblico con veemenza, sotto le stelle. Gli applausi, la standing ovation, le emozioni che solo la musica ascoltata dal vivo sa dare. Tutto questo è stato il concerto di Remo Anzovino all’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro nella serata di Ferragosto.
Anzovino torna con la sua musica in regione, un ritorno atteso, dopo il concerto del No Borders Music Festival. Nato a Pordenone nel 1976, considerato da critica e pubblico uno dei più originali e innovativi compositori in circolazione, avvocato penalista, Anzovino è uno dei massimi esponenti della musica strumentale italiana.
“È la prima volta che suono a Lignano all’Arena Alpe Adria, quest’estate ho fatto solo due concerti in regione, a Fusine per il No Borders e qui – racconta il compositore -. Ho fatto due scalette completamente diverse, due concerti diametralmente opposti. È stato importantissimo tornare qui, perché è dove da giovane ho visto io stesso dei concerti per me importanti. Portare per la prima volta la mia musica in un luogo dove ho visto tanti artisti quando ero ragazzo mi ha emozionato molto e l’ho trovato molto giusto per la mia musica“.
Il compositore parla poco e suona molto. Presentando i suoi pezzi chiede di girovagare con la fantasia durante l’ascolto, più che di prestare attenzione alla performance in sé. Delle sue composizioni dice che vorrebbe fossero pagine bianche, su cui ognuno può scrivere con la mente, divagando, abbandonandosi a quello che prova nell’ascoltarle.
L’artista era molto atteso, come ad ogni suo ritorno in regione. In un’estate complicata sotto tanti punti di vista, lo era forse ancora di più. In tutta Italia, durante il lockdown, sono state tante le persone che lo hanno seguito sui social in attesa del momento di incontrarlo dal vivo.
Come compositore, attraverso progetti discografici e colonne sonore per il cinema, ha legato il suo nome a personaggi e fatti della storia, dell’arte, della letteratura e dello sport di valore universale tra i quali Frida Kahlo, Vincent Van Gogh e Claude Monet, che sono anche i temi scelti per lo spettacolo all’Arena.
Sembra quasi timido di fronte alle acclamazioni e agli applausi, quasi come fossero inaspettati, nonostante si susseguano come un leit-motiv al termine di ogni singolo pezzo eseguito. La maestria e la rapidità con cui fa scivolare le dita sul pianoforte sono spesso accompagnate da un botta e risposta con il pubblico, un Freddie Mercury nostrano.