Patrizia Chiarparin era un riferimento per la comunità di Lignano.
Il 7 maggio aveva festeggiato 40 anni di matrimonio con il suo Daniele. Una presenza sobria avvolta da un’alone inconfondibile di raffinatezza, signorile, elegante, sempre all’altezza della situazione. Patrizia Chiarparin, 63 anni, ha rappresentato per la comunità lignanese un grande pilastro al quale fare riferimento.
La grinta, la voglia di mettersi in gioco l’hanno sempre contraddistinta, così come il suo spirito innovativo le ha sempre permesso di distinguersi in ogni settore. Primo fra tutti, quello che Patrizia amava di più, quello legato alla fotografia. Da diversi anni infatti faceva parte del circolo “Foto cine club Lignano” e fino allo scorso anno ne ha presieduto il direttivo.
“Patrizia era una persona di spicco, innovatrice, temeraria, ci siamo incontrati l’ultima volta in occasione di Lignano in Fiore – spiega Gianfranco Cervesato, presidente del Fotocine club Lignano, formato da una trentina di soci. Amante del caratteristico Faro rosso di Lignano, aveva un legame quasi viscerale con quel posto che lei sentiva ‘suo’. Originaria di Latisanotta, la donna faceva parte anche del ‘circolo palmarino’ sembre nell’ambito fotografico e di ‘Exhibit ‘ di Trieste dove le sue immagini erano state pubblicate in alcuni libri anche internazionali. Commessa per moltissimi anni presso il negozio di abbigliamento Rassimov di Lignano Sabbiadoro e in seguito, fino agli ultimi anni, da Arabeschi a Lignano Pineta.
In grado di sfoderare il suo miglior sorriso e nascondere le sofferenze provocate dalla malattia in questi due anni e mezzo “Una grande dignità, un pudore incredibile nel non fare trapelare al prossimo il proprio disagio, una vera signora, sempre disponibile, educata, raffinata sia nei modi che nell’anima– commenta Ada Iuri, ex assessore alla cultura di Lignano. Sdrammatizzava, Patrizia. Non voleva che la sua malattia fosse un peso per gli altri, tanto da spingerla talvolta a non farne parola. “Finché ho il rossetto vuol dire che va tutto bene“, diceva, cercando di stemperare la situazione.
L’anno scorso si era rimessa in gioco affiancando il figlio, Emanuele Santin, nel negozio di borse caratteristiche create con le tele delle barche ‘Bolina sail’ a Pineta “Devo ringraziare mia madre per la forza che mi ha dato nel non mollare, anche nei momenti più difficili dell’attività – racconta il figlio – lei era la mia roccia, il mio pilastro, mi dava sempre mille motivi per andare avanti “. Un uragano di energia, di idee. Patrizia ha voluto restare a casa fino all’ultimo, attorniata dall’amore incondizionato e sempre presente della sua famiglia. Si è spenta la notte scorsa poco dopo le 2, nel letto dell’ospedale di Latisana, dove, ad accompagnarla per quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio, c’erano i due uomini che l’hanno sempre amata, il figlio e l’adorato marito.