Il lavoro stagionale torna al centro delle polemiche tra ristoratori e lavoratori.
Una storia che si ripete ogni anno, quella dei ristoratori che lamentano di non trovare personale durante la stagione estiva. “È colpa del reddito di cittadinanza, i giovani non vogliono lavorare i fine settimana, ai colloqui vogliono sapere subito quant’è la paga..”, è il commento dei datori di lavoro.
Prendendo per buono ciò che i ristoratori dicono a gran voce e con estrema convinzione, se ci si reca in uno degli uffici di collocamento del territorio e presso le Agenzie interinali, per capire come mai la domanda non riesca in alcun modo a soddisfare l’offerta e ci si rende conto che, in realtà, spesso le condizioni di lavoro proposte stagionalmente sono precarie. Lo stipendio, soprattutto, non è quasi mai adeguato alle mansioni richieste, tant’è molte volte in realtà un lavoratore stagionale non lavora mai meno di 10-12 ore al giorno, senza giorno di riposo, e lo stipendio non è mai superiore ai 1.500 euro, il che a conti fatti significa 4 euro l’ora.
Infine, non come ultima nota, il clima lavorativo è spesso ostile nei confronti soprattutto di chi è alle prime esperienze e deve imparare. Salta subito all’occhio, come i nomi di locali e ristoranti in cerca di personale siano sempre gli stessi.
Quindi, si rende necessario capirne di più. “Ci sono alcuni locali che sono alla costante ricerca di personale tutto l’anno, ma d’estate la richiesta aumenta. A volte i titolari creano contesti lavorativi di disagio, quindi il lavoratore se ne va. Oltretutto i lavoratori si passano parola, per questo certi locali faticano a trovare“, racconta S., responsabile di filiale in un’Agenzia interinale friulana per il lavoro.
La storia che i giovani non hanno voglia di fare è oramai uno status che si creano quei datori di lavoro che non hanno alcuna intenzione di creare un rapporto empatico, umano e soprattutto costruttivo, con il personale che presta servizio. ” Faccio il cameriere da parecchi anni, durante l’estate faccio la stagione in un ristorante a Lignano Sabbiadoro, mentre d’inverno vado in montagna“, racconta Marco, 30 anni, latisanese – . Io sono fortunato, perché nel locale in cui lavoro mi trattano come un figlio, nonostante si esiga in primis giustamente disciplina, puntualità, professionalità. Lavorare in un clima disteso, migliora anche la capacità di resa, a mio avviso. Lo stipendio è buono, anche quando ho iniziato non ho mai avuto problemi in merito a questo”, prosegue.
Nonostante le testimonianze come quella di Marco siano davvero tante, alcuni ristoratori non sentono ragione “Non troviamo giovani che hanno voglia di lavorare. Tocca sempre mandare avanti noi vecchi le cose. Vogliono il fine settimana libero, vogliono essere pagati bene ma non hanno spirito di sacrificio”, incalza con voce irritata la titolare di un noto locale suggestivo e frequentato da un’altolocata clientela, situato in Aprilia Marittima.
Dove stia la ragione non lo possiamo dire con certezza, sicuramente un pochino “nel mezzo” come in ogni situazione, certo è che abbiamo appurato che i rapporti lavorativi di lunga durata sono sempre costituiti da professionalità, serietà ed una buona dose di umanità da ambo le parti.