Nulla da fare: il governo è andato dritto verso la sua strada ignorando la proposta delle associazioni di categoria di concedere tre mesi di rodaggio, senza sanzioni, per l’applicazione della patente a punti. Dal 1° ottobre, invece, le imprese dell’edilizia dovranno fare richiesta della patente a crediti attraverso il portale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro o inviare l’autocertificazione via PEC entro il 31 ottobre, trafila che vincola in ogni caso l’operatore a presentare la domanda per il rilascio della patente mediante il portale entro la medesima data.
I tempi stretti.
Oltre alle tempistiche strette, altri elementi della patente – istituita con un decreto PNRR, seguita il 20 settembre dall’emanazione del regolamento attuativo, e poi, successivamente dalla circolare dell’Istituto nazionale del lavoro – lasciano perplessi: “Partiamo dalle problematiche applicative – commenta il presidente della CNA Costruzioni FVG, Denis Petrigh -: il portale supporterà tutte le richieste? La compilazione scorretta dei documenti da autocertificare, quali regolarità fiscale Durf e dichiarazione dell’adempimento degli obblighi formativi, comportano conseguenze di carattere penale.
“Perché dare tanta fretta? La norma, poi, riguarda non solo le imprese edili, ma anche impiantisti, giardinieri, persino gli addetti alle pulizie che entrano in un cantiere, anche temporaneo – continua Petrigh – . La platea quindi si allarga. Abbiamo poi segnalato, invano, il criterio sbagliato di attribuire punteggi aggiuntivi alla patente a crediti in base alle dimensioni di un’azienda sul presupposto che più è strutturata, più è attenta alla sicurezza, dato oggettivamente non riscontrabile. Non solo: nell’allegato non sono stati chiaramente stabiliti i criteri per individuare i punteggi ulteriori da aggiungere ai 30 stabiliti. E per le aziende che hanno fatto investimenti su salute e sicurezza, il criterio viene demandato a dei protocolli che verranno siglati non si sa quando”.
Tutto poco chiaro, tranne le sanzioni.
“Insomma, la novità si presenta come un decreto colabrodo, prestandosi – annuncia Petrigh – a contenziosi e impugnazioni. Come faranno le ditte straniere (e in una regione di frontiera come la nostra ve ne sono moltissime) a produrre documentazione equipollente? Perché dalla norma sono escluse le imprese in possesso della terza classifica? Perché la patente non è stata estesa a tutti i settori, visto che gli infortuni avvengono non solo in edilizia, ma anche nella meccanica, nell’agricoltura, nei trasporti? “Quello che è chiaro è solo l’aspetto sanzionatorio della norma – chiude Petrigh -, indice di un approccio sbagliato al contrasto della sicurezza sui luoghi di lavoro, che innanzi tutto è un fattore culturale. Si deve puntare alla formazione e alla responsabilizzazione delle imprese, ma soprattutto delle maestranze. E non è certo un documento a certificare l’attenzione e il rispetto della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro”.
“L’intento del governo di contrastare gli incidenti sul lavoro con un nuovo strumento è apprezzabile, ma le modalità e i tempi sono scorretti – commenta il presidente regionale CNA FVG, Maurizio Meletti. – Prima si doveva completare e rendere esaustivo il decreto, dall’impianto normativo ai protocolli per i punteggi aggiuntivi, poi consentire un periodo di rodaggio alle imprese per entrare a regime. A breve terremo degli incontri per gli associati a supporto della burocrazia da sbrigare, intanto i nostri uffici CNA FVG sono a disposizione per chiarimenti e informazioni”.