Le assunzioni sono in diminuzione.
Nel primo semestre del 2023 il numero di assunzioni in Friuli Venezia Giulia nel settore privato (esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli) è diminuito del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (circa 2.000 in meno). La provincia di Pordenone presenta il passivo più consistente (-7,7%), seguita da Udine (-2,2%). L’area giuliana registra un dato sostanzialmente stabile (-0,3%), solo l’isontino mostra un incremento (+3%).
Le tipologie contrattuali
Nello specifico, in regione si rileva una consistente flessione del numero di nuovi contratti di lavoro in somministrazione (-16,2%, pari a 2.800 unità in meno), probabilmente – osserva il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo che ha curato l’indagine su dati Inps – dovuta al rallentamento delle attività manifatturiere.
Le assunzioni a tempo indeterminato evidenziano una contrazione, sebbene più contenuta (-5,1%, 650 in meno). Degna di nota anche la diminuzione del numero di nuovi rapporti di lavoro in apprendistato, rivolti alle persone più giovani (-6,1%, pari a -226). Al contrario si rilevano significativi incrementi per i contratti di lavoro intermittente (+14% in regione e +32,1% in provincia di Pordenone), molto utilizzati nell’ambito dei servizi di alloggio, ristorazione e nel commercio al dettaglio. Risulta più stabile l’andamento delle assunzioni a tempo determinato (+1%) e di quelle stagionali (+1,2%).
I rapporti in somministrazione
Nel primo semestre di quest’anno si può rilevare una diminuzione delle nuove assunzioni in somministrazione in tutte le regioni italiane (la variazione complessiva è pari a -8,6%), con l’unica eccezione del Lazio (+6,1%). Il Fvg è una delle regioni dove tale andamento è stato particolarmente negativo, in particolare nelle province di Udine (-18,4%) e Pordenone (-20,6%).
Si tratta di una tipologia contrattuale in cui un’impresa appositamente autorizzata assume i lavoratori perché vengano impiegati temporaneamente in altre aziende. Nel periodo considerato le assunzioni in somministrazione sono diminuite soprattutto per quanto riguarda la componente femminile (-19,3%, contro -13,6% degli uomini). La flessione ha inoltre riguardato in misura maggiore le assunzioni di lavoratori italiani (-17,4%, contro -14,1% degli stranieri). I nuovi rapporti di lavoro degli over 50, inoltre, sono diminuiti in misura inferiore (-11,2%) rispetto alle altre classi di età.
Per quanto concerne infine le tipologie contrattuali, si rileva un incremento solo delle assunzioni a tempo indeterminato (+15,3%), il cosiddetto staff leasing, un fenomeno in crescita negli ultimi anni, sebbene riguardi ancora un numero relativamente limitato di lavoratori. Nel 2021, ultimo dato disponibile, erano 3.500 in regione, su un totale di quasi 28.000 lavoratori somministrati; solo tre anni prima, nel 2018, erano meno della metà (circa 1.300).
Le dimissioni volontarie
Tra gennaio e giugno 2023 le cessazioni dei rapporti di lavoro sono diminuite in maniera ancora più consistente delle assunzioni (da 68.403 a 64.638, pari a -5,5%). Le dimissioni dei lavoratori sono sempre più diffuse e costituiscono ancora la motivazione di gran lunga principale dell’interruzione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Nel 2014 le dimissioni davano conto di poco meno della metà di tutte le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato, a partire dal 2021 la loro incidenza supera stabilmente il 75% (nei primi sei mesi di quest’anno è stata pari al 78,5%). Le cessazioni di natura economica hanno un peso sempre minore, da quasi il 40% nel 2014 a valori vicini al 10% negli ultimi anni. Nel tempo è invece aumentata l’incidenza dei licenziamenti disciplinari dei lavoratori a tempo indeterminato (dal 2,5% del totale nel 2014, all’attuale 5,8%).