Il vino PriMo 2020 è il migliore in Europa.
Medaglia d’oro per il vino PriMO 2020 del viticoltore Roberto Baldovin, 44 anni di Forni di Sotto. Un vero e proprio successo per il vino realizzato nel territorio carnico che ha vinto al “Piwi wine award 2021“, il più importante concorso enologico sulle varietà resistenti al mondo. Nella gara PriMo 2020 è stato confrontato con cantine provenienti dal Friuli, dall’Italia e da tutta Europa.
Il vino di Baldovin è un bianco, prodotto totalmente con uve Solaris di Forni di Sotto ed è anche frutto di un lavoro di squadra insieme a Paolo Valdesolo, enologo, e a Nicola Macrì con il suo laboratorio. Il risultato eccellente però vuole essere dimostrazione delle opportunità di sviluppo in ambito agricolo: “Non siamo stati dei maghi, né abbiamo scoperto nulla di nuovo – afferma Baldovin – abbiamo semplicemente utilizzato delle varietà di uva da vino che fino a 10 anni fa non potevano essere coltivate, perché non erano disponibili sul mercato”. Spiega poi Baldovin che sono varietà che si adattano bene ai nostri climi e che hanno germinazione tardiva e sopratutto maturazione precoce. “La cosa più bella è che necessitano di un numero di trattamenti fitosanitari nettamente inferiori alla viticoltura tradizionale – continua il viticoltore – Per cui si tratta di agricoltura biologica a bassissimo impatto ambientale“.
I tre progetti.
Il Solaris infatti è uno dei tre progetti sperimentali attivi in collaborazione con l’amministrazione comunale, insieme al “Progetto Johanniter” e al “Progetto Biovitis“. Il primo, “Porgetto Solaris“, è iniziato nel 2015 e si concluderà nel 2024. In questo caso lo studio è concentrato su varietà di uve in alta quota, a 865 metri di altitudine, e le incidenze sulle malattie. Con il “Progetto Johanniter” stanno analizzando l’adattabilità di queste varietà nel territorio. Con il “Progetto Biovitis”, infine, si faranno diversi esperimenti, come la presenza del rame sulle uve, sul mosto e sul vino.
“Adesso vorremo che questo risultato fosse un incoraggiamento alle istituzioni a puntare su questo tipo di agricoltura innovativa, creando così un territorio, che, senza saperlo prima, è anche fortemente vocato alla viticoltura di montagna – conclude Baldovin -. Sia chiaro che non si chiede di abbandonare lo sviluppo di forme di agricoltura classica, nella quale abbiamo numerose eccellenze, ma di cominciare a vedere oltre al tradizionale per spingersi nel futuro, fatto anche di nuove soluzioni impensabili fino a pochi anni fa, sia per la mancanza di cultivar adatte, sia per il cambiamento climatico in corso, sia perché l’Europa ci richiede sempre di più uno sviluppo agricolo ecosostenibile”.