Le anticipazioni della guida 2020.
Arrivano nuovi, importanti riconoscimenti e altrettante riconferme per i vini del Friuli. Secondo le anticipazioni del Gambero rosso, infatti, sono ben 26 le varietà incluse nella lista dei migliori calici regionali, grazie soprattutto a una vendemmia nel 2018 al di sopra di ogni più rosea aspettativa, sicuramente la migliore da inizio secolo.
Il vino più rappresentativo della regione, il Friulano, ha ottenuto l’ambito riconoscimento ad grazie a tre aziende storiche del Collio goriziano: Schiopetto, Toros e Livon, che con il suo Manditocai rende onore alla perdita del nome del vitigno.
Il Rosazzo bianco terre alte ’17 di Livio Felluga e il Vintage tunina ’17 di Jermann confermano il loro ruolo di ambasciatori nel mondo delle potenzialità degli uvaggi regionali, cui si aggiungono i blasonati Collio bianco Fosarin ’17 di Ronco dei Tassi, Collio bianco Riserva ’17 di Angoris, Biancosesto ’17 de La Tunella, e Desiderium ’17 della linea “I Ferretti” della Tenuta Luisa.
Sono del Collio anche la Malvasia ’18 di Villa Russiz, lo Chardonnay ’18 di Ronco Blanchis, il Sauvignon ’18 di Tiare (che conquista i Tre bicchieri per la sesta volta consecutiva) e ben tre versioni di Pinot Bianco ’18 ad opera di Doro Princic, Russiz Superiore e Castello di Spessa con il Santarosa.
Anche quest’anno, quest’ultimo vitigno ha ottenuto il maggior numero di riconoscimenti in quanto ai già citati si aggiunge il Pinot bianco Myò ’18 di Zorzettig, il Pinot bianco ’18 dei Vigneti Le Monde e il Pinot bianco ’17 di Masut da Rive.
Torre Rosazza conferma l’eccellenza con il Pinot grigio ’18, Volpe Pasini con il Sauvignon Zuc di Volpe ’18 e Vie di Romans con il Sauvignon Pière ’17. Gli intriganti vini bianchi macerati che caratterizzano la zona di Oslavia e il Carso Triestino sono rappresentati dalla Ribolla gialla riserva ’16 di Primosic, dalla Malvasia ’15 di Podversic e dall’Ograde di Skerk.
La spumantistica è sugli allori per merito di Collavini con la sua Ribolla gialla ’15 nella nuova versione Brut Nature. Dulcis in fundo, ecco il Tal Lùc cuvée 1.2 di Lis Neris.
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