La Dop di Parma apre le porte agli allevatori del Fvg.
Dopo un percorso durato anni che ha visto coinvolti il Consorzio di tutela, il ministero delle Politiche agricole e le rappresentanze della parte allevatoriale e industriale, lo scorso 11 novembre è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la proposta di modifica del disciplinare di produzione del prosciutto Dop Parma. Provvedimento che diventerà norma entro tre mesi, se non ci saranno opposizioni.
Oltre ad alcuni cambiamenti sui requisiti del prodotto finito, sulla genetica dei suini, sulle caratteristiche delle cosce e sull’alimentazione degli animali, è prevista anche l’estensione della zona di produzione dei suini all’intero territorio del Friuli Venezia Giulia, sino ad ora escluso dalla Dop.
Coldiretti Fvg, con il presidente della Federazione provinciale di Pordenone Matteo Zolin, allevatore di suini, esprime grande soddisfazione per il raggiungimento di un obiettivo tenacemente perseguito dall’organizzazione che, a detta di altri, sembrava impossibile. “Finalmente si pone termine a una regola assurda in base alla quale gli allevatori di mezza Italia potevano rifornire di cosce gli stabilimenti di San Daniele, mentre agli allevatori della nostra regione era preclusa la Dop Parma – dichiara Zolin –. Norma tanto più assurda se si considera che le caratteristiche dei suini richieste dalle due Dop sono di fatto identiche. Fermo restando il nostro attaccamento alla Dop San Daniele – prosegue –, è fuor di dubbio che con questa modifica gli allevatori della nostra regione avranno molte più opportunità di valorizzare i loro suini visto che i numeri del Parma sono almeno tre volte maggiori. Un ringraziamento particolare va all’Anas, Associazione nazionale suinicoltori, e al suo presidente Thomas Ronconi, per il prezioso contributo tecnico fornito al tavolo di filiera”.
Coldiretti Fvg ricorda che le Dop San Daniele e Parma nel loro complesso producono circa 10 milioni di prosciutti all’anno e sono uno strumento fondamentale per valorizzare la suinicoltura italiana e per garantire quella distintività del made in Italy senza la quale le produzioni nazionali difficilmente potrebbero competere in un mercato globale.