L’ex ospedale psichiatrico di Udine è stato tra i 18 maggiori in Italia.
C’è anche complesso dell’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale di Udine tra gli ultimi beni tutelati dalla Commissione regionale patrimonio culturale operante presso il segretariato regionale Mibact Friuli Venezia Giulia
Non tutti conoscono la storia di questo complesso immerso nel verde alle porte di Udine. Fu inaugurato il 15 aprile 1904 nella zona di Sant’Osvaldo e fu progettato e realizzato come una vera e propria città di fondazione, figlia delle procedure igieniste e concentrazionarie più innovative dell’epoca.
L’impianto urbanistico prevedeva il superamento dell’edificio a monoblocco, con alte mura di recinzione, largamente diffuso nell’edilizia manicomiale, per aprire alla tipologia più moderna dei padiglioni separati collocati in una sorta di città giardino e collegati da viali alberati. Lo sviluppo di questo cantiere architettonico e paesaggistico si basava sulla ricerca psichiatrica del primo direttore, il professor Giuseppe Antonini, supportata dalle risposte tecnico costruttive di Gian Battista Cantarutti, ingegnere capo della Provincia di Udine.
La struttura del complesso è semplice e simmetrica rispetto all’asse del viale centrale, e suddivisa in tre zone ben distinte: quella centrale è riservata ai servizi, a sinistra sorgono i padiglioni maschili, a destra quelli femminili.
Gli edifici offrono una carrellata di vari stili dagli inizi fino alla metà del Novecento. Dal razionalismo di rappresentanza al Liberty seppur sobrio di alcune case dei dirigenti. La chiesa è invece neogotica e alcune costruzioni sono votate al funzionalismo, con elementi decorativi di pregio come i pavimenti o le grandifinestre. La cittadella, nel corso del tempo, si dotò di varie strutture produttive e ricreative, compresa una colonia agricola e un teatro cinema.
La struttura ospedaliera crebbe nel tempo fino a estendersi su cinquanta ettari di parco, ora ridotti a 22, e con ben 31 edifici. È stato fra i diciotto maggiori ospedali psichiatrici in Italia. A seguito della LeggeBasaglia del 1978, l’ospedale venne progressivamente dimesso e chiuso definitivamente nel 1999. L’intero sito in tempi recenti è stato oggetto di un progetto di riqualificazione e valorizzazione giardinistico-paesaggistica.
Il decreto della Commissione regionale ha inteso tutelare il manufatto nella sua interezza, dunque sia gli immobili storici che il parco, per l’importante riferimento che essi rappresentano con la storia, l’architettura e l’urbanistica, oltre a presentare rischio archeologico in sedime. Dal provvedimento di tutela sono esclusi gli edifici di fattura più recente e di servizio.
Il rischio archeologico è rappresentato dalla presenza nelle immediate vicinanze dell’area di due siti, il tumulo funerario di Sant’Osvaldo, sepoltura monumentale risalente al Bronzomedio, già indagato in passato e musealizzato, e un secondo possibile tumulo verosimilmente d’epoca protostorica, ancora da indagare.