I consigli sulla didattica a distanza in Friuli.
Veronica Troi è una psicologa e psicoterapeuta di Udine. “Nel mio studio la richiesta di consulto da parte di adolescenti ha avuto un incremento importante e i ragazzi arrivano portando problematiche legate a lutti, ansia e depressione. Sono reclusi in casa, con relazioni sociali pressoché interrotte, disorientati e preoccupati per il loro futuro e quello delle loro famiglie. Si sentono deprivati della libertà, invasi nel proprio spazio e sconnessi dal tempo”, afferma la professionista.
Anche Giovanna Stabile è una psicologa e psicoterapeuta di Udine. “La DAD ha portato ad una forbice tra chi non aveva difficoltà e chi aveva qualche fragilità o minore autonomia. Ho riscontrato tantissimi ragazzini che hanno peggiorato il loro quadro, in particolare sono aumentati i casi d’ansia, depressione e gesti autolesionistici. I ragazzi, si ripiegano sempre più sui videogiochi e vita online come unica fonte di socializzazione, deprivati delle attività sportive, ricreative e la presenza scolastica”, argomenta.
Anna Degano, psicologa psicoterapeuta anch’essa, è la presidente di ASPIC FVG. “Con il lockdown e l’inizio della DAD a Udine si è riscontrato il tema dell’isolamento più altri luoghi, insieme all’ aumento del disturbo d’ansia e del sonno, per cui i ragazzi vivono una sorta di jetleg domestico. Da un lato fronteggiano la paura del contagio, dall’ altro un fenomeno preoccupante è la perdita della speranza nei giovani“, aggiunge.
Luisa Morassi, psicologa psicoterapeuta, completa il ragionamento. “La DAD in questo momento è una necessità di salute che tiene conto delle necessità di tutta la comunità. Ho notato che i problemi principali che si verificano sono: ritiro sociale, elevato numero di ore trascorso con la tecnologia e un aumento del livello di ansia. La DAD ha avuto degli effetti diversi, per alcuni ha determinato un senso di sicurezza, per altri sofferenza per la mancanza relazioni”, dice.
Professioniste del Friuli a confronto. Mentre inizia la seconda settimana di didattica a distanza, senza ancora che si conosca una data di fine, e la zona rossa permane, rischiando di aumentare il disagio, specie tra i giovani, tre psicologhe offrono alcuni facili consigli su come superare questo difficile momento.
“È fondamentale ricostruire una routine adeguata alle proprie risorse e che i genitori mantengano un dialogo aperto per dare spazio ai vissuti e alle emozioni dei figli”, riprende la dottoressa Troi. E sulla Dad aggiunge: “È vissuta spesso con frustrazione, sia per la netta diminuzione di attività fisica che ha delle conseguenze sulla qualità del sonno, e dunque sulla concentrazione, sia per le dinamiche che possono instaurarsi nell’ambiente famigliare, non per tutti sereno, e la mancanza di privacy“.
Stabile sottolinea il difficile momento che stanno vivendo i ragazzi. “C’è stato un incremento della richiesta del supporto psicologico anche da parte dei genitori che si preoccupano per i figli, è fondamentale che i ragazzi possano tornare in presenza e limitare le conseguenza della salute in generale”, dichiara.
Anche la psicologa Degano riflette sulla didattica a distanza. “È una parte della scuola, non la scuola. Migliorare la qualità della relazione in quel tempo a disposizione per aumentare l’attenzione e coinvolgerli nella preparazione delle lezioni”, dice. La professionista offre alcuni consigli ai genitori. “Dovrebbero prestare attenzione a questi segnali: i cambi di umore, quanto tempo stanno in una stanza chiusa e quanto condividono, cercano amici o formulano risposte aggressive e di chiusura. Il ragazzo ha bisogno di sentire un adulto che infonda coraggio e dimostri di riuscire ad andare oltre le difficoltà, avere una prospettiva positiva e coprire quel vuoto relazionale. È fondamentale rimanere in contatto con gli amici, e avere accanto esempi di socialità anche in famiglia”
Morassi conclude: “Ciò che preoccupa specialmente i genitori è il possibile ritiro sociale con la tecnologia. I ragazzi faticano ad accettare le sfide della realtà, sviluppano apatia e necessitano di avere adulti autorevoli capaci di supportarli”. Cosa fare? “È importante ascoltare senza giudicare e che l’adulto sia autorevole e sappia rassicurare il ragazzo durante i momenti di sfogo emotivo. In particolare: occorre incoraggiare a proseguire le routine, restare in contatto con gli amici e instaurare un dialogo attento e costruttivo”.