Idoia Martin Elias, ingegnere meccanico, entra a far parte di Idea Prototipi.
Si chiama Idoia Martin Elias, 30 anni, ingegnere meccanico, originaria di Bilbao, in Spagna. Di recente è entrata a far parte del gruppo di lavoro di Idea Prototipi, azienda esperta nella realizzazione di celle con robot collaborativi, i famosi cobot. Elias sta portando avanti nell’impresa che la ha accolta per le sue competenze e capacità, una vera e propria rivoluzione culturale che pone al centro del lavoro: la donna, coadiuvata dal cobot in mansioni che, fino a poco tempo fa, erano ad appannaggio solo dell’uomo, o risultavano ripetitive ed anche potenzialmente pericolose.
Il cobot annulla il gender gap.
“Ho trovato in questa azienda un luogo di lavoro ricco di stimoli – ha spiegato Elias – mi sono laureata in Danimarca, e poi ho deciso di accettare la proposta di Idea Prototipi. Avrei potuto scegliere fra numerose realtà. Ho scelto loro”. Infatti, i migliori amici delle donne lavoratrici? I robot. O meglio, i cobot (collaborative robot), automi concepiti per interagire con chi svolge mansioni pesanti e pericolose e, in alcuni casi, sostituire completamente l’essere umano su lavori pericolosi, usuranti e ripetitivi. È quanto accade regolarmente con le macchine progettate e realizzate da Idea Prototipi, azienda friulana super innovativa.
‘Il cobot sostituisce la necessaria forza fisica, e la professionalità di certi mondi del lavoro tipica di un uomo, per svolgere certe mansioni – spiega Elias – toglie ogni barriera di genere. Rende possibile attività tipicamente maschili, ad appannaggio di noi donne. Di questo vado fiera’.
Oggi, oltre un centinaio di cobot di Idea Prototipi, sparsi per il globo, lavorano al fianco e al servizio delle donne, un’evoluzione che, come racconta Massimo Agostini, fondatore e amministratore delegato di Idea Prototipi: “Permette alle donne di evitare mansioni usuranti esprimendo al contempo competenze e professionalità”. L’azienda di Agostini è stata antesignana nella creazione di celle cobotiche e oggi fornisce automi antropomorfi e bracci automatizzati alle migliori aziende.
I robot anche in cucina.
L’ultimo settore coinvolto, fra i più promettenti, è proprio quello del cibo, e quindi della cucina. “Puntiamo ad aiutare con i cobot gli addetti ai compiti più pericolosi, e anche ripetitivi, nelle cucine. È il caso ad esempio della frittura. I nostri cobot possono essere guidati, da donne nel nostro caso, a compiere i gesti necessari per questo tipo di cottura. Il nostro personale femminile contribuisce all’addestramento dei cobot che saranno poi impiegati in diverse aziende anche del food. Compito che, d’altronde, potrebbe essere svolto anche da un uomo” spiega Agostini.
Il cobot entrerà nel regno delle donne, al servizio delle donne. Cuoche, chef e addette alla frittura o a mansioni non gradite potranno esprimere nuove professionalità in libertà, impiegando tempo ed energia alla gestione e al controllo invece di eseguire compiti monotoni ed anche potenzialmente rischiosi. “Siamo solo all’inizio dell’introduzione dei cobot negli ambienti di lavoro. Stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione culturale” ha concluso Elias.