L’idea del Consorzio di Bonifica per un piccolo Mose a Grado.
Un sistema di protezione simile al Mose di Venezia, ma in versione ridotta, potrebbe presto vedere la luce a Grado. L’idea, illustrata in Consiglio regionale dal direttore generale del Consorzio di bonifica Pianura Friulana (Cbpf), Armando Di Nardo, prevede la costruzione di un muro con aperture mobili automatiche e una paratoia a difesa del porto vecchio. Un progetto ambizioso che si inserisce tra le numerose iniziative promosse dai Consorzi di bonifica per la tutela ambientale e la sicurezza idraulica della regione.
Il ruolo dei Consorzi di bonifica
“Se volete sapere cosa fanno i Consorzi di bonifica, chiedetelo ai Comuni e agli enti territoriali che si affidano a noi volontariamente. Se lo fanno, significa che credono nelle nostre capacità e organizzazione”. Con queste parole, Di Nardo ha difeso il ruolo dei Consorzi nel corso dell’audizione davanti alla II Commissione consiliare, presieduta da Markus Maurmair (FdI). Presenti anche membri della IV Commissione e l’assessore regionale Stefano Zannier, che ha sottolineato l’importanza di garantire fondi europei e del PNRR per il completamento delle opere.
Un territorio sotto tutela
Il Cbpf, nato nel 2015 dall’accorpamento dei Consorzi Bassa Friulana e Ledra-Tagliamento, gestisce un’area di oltre 200.000 ettari, comprendente 84 Comuni tra Udine e Gorizia. Con un organico di 140 addetti tra dirigenti, impiegati e operai, il Consorzio si occupa della gestione delle acque, della manutenzione di strade e canali, della prevenzione idrogeologica e della produzione di energia pulita tramite impianti idroelettrici e fotovoltaici.
Opere e investimenti
Dal 2022 al 2024, il Consorzio ha ottenuto finanziamenti per oltre 280 milioni di euro, destinati a 36 progetti strategici. Tra questi, la trasformazione dell’irrigazione da scorrimento a (38% della superficie al 2025) a quella a pressione (62%) per ottimizzare l’uso dell’acqua, la realizzazione di nuovi impianti di scolmatura e invasi, nonché la gestione di opere fondamentali per la difesa idraulica del territorio.
“Senza gli interventi dei Consorzi, una marea di 2,5 metri potrebbe sommergere un’area di oltre 300 chilometri quadrati”, hanno sottolineato i tecnici, evidenziando il valore delle arginature, degli impianti idrovori e della rete artificiale di scolo.
Non mancano le nuove idee, oltre alla costruzione di un “mini Mose” a Grado, uno scolo unico meccanico a gestione consorziale per l’idrovora Marzotto a Marano Lagunare, la messa in opera dei tre impianti di ricarica della falda in condizioni controllate ubicati nell’alta pianura friulana alla sinistra Tagliamento.
Le sfide e le richieste di semplificazione
Tuttavia, non mancano le criticità. Di Nardo, anche in veste di segretario generale dell’Unione Consorzi di Bonifica, ha sollecitato modifiche normative per snellire gli iter autorizzativi, attualmente troppo lunghi (24-30 mesi). Tra le problematiche segnalate: la gestione del mercurio nei terreni proveniente dalla parte di bacino slovena del fiume Isonzo (manca una modalità operativa legittima di gestione del terreno di risulta), il riutilizzo di terre e rocce da scavo sugli argini, la gestione dei rifiuti abbandonati lungo la rete idrica.