L’eterna incompiuta vede la luce, spiragli per il Museo di archeologia subacquea a Grado

Il Museo di archeologia subacquea di Grado è fermo da 30 anni.

Con le dovute cautele del caso, ma allo stesso tempo cercando di dare fiducia a nuove promesse fino ad oggi disilluse, sembrerebbe che le controversie legate al Museo nazionale di archeologia subacquea dell’alto Adriatico di Grado possano finalmente trovare uno spiraglio di luce.

A regalare un barlume di speranza è proprio il sindaco della cittadina lagunare, soprannominata, a merito, la Venezia d’Oriente. In carica dal 2021 infatti, Claudio Kovatsch, nonostante la consapevolezza delle innumerevoli diatribe tra Mibac (il Ministero beni e attività culturale al quale era stato affidata la struttura) e Comune, che negli anni ha visto susseguirsi diverse amministrazioni, vuole dare credito alle buone intenzioni nel far ripartire, o meglio dire dar finalmente vita, ad un museo abbandonato a quello che aveva tutta l’aria di essere un triste destino.

“Senza ombra di dubbio la mia indignazione, esaminando ciò che fino ad oggi era stato promesso e mai messo in pratica, è davvero tanta – spiega il primo cittadino -. Tuttavia, dopo l’accordo stipulato a settembre 2021 dal tribunale di Trieste, dove il Ministero si impegna a porre finalmente fine ai lavori entro il prossimo anno, la mia fiducia ha ripreso vita anche e soprattutto perché posso toccare con mano il prosieguo dei lavori” prosegue Kovatsch.

La storia del Museo di archeologia subacquea di Grado.

Facendo un passo indietro, è d’obbligo riassumere in maniera sostanziale ma appropriata, l’andamento delle vicissitudini legate alla blasonata struttura. Era infatti il lontano 1992 quando il Ministero dei beni culturali stipulò un contratto con il comune di Grado per l’usufrutto gratuito della struttura, che avrebbe dovuto esporre, oltre alla nave romana Iulia Felix, pezzo forte del museo, anche mostre contemporanee a tema lagunare e marittimo.

Da li in poi, un susseguirsi di inaugurazioni con successive chiusure in tempo record, non permisero ad alcun visitatore il piacere di farvi visita. Un dispendio di milioni di euro che alla fine portò unicamente ad un edificio con sbarre e lucchetti all’ingresso, lentamente avviato ad un logorante decadimento.

A nulla valsero proteste delle amministrazioni, dei comitati locali, delle singole persone che, giunte sul posto, si trovavano dinnanzi all’amara sorpresa. A maggio 2019, i toni si accendono e l’allora sindaco Dario Raugna tentò di porre fine ad una situazione tanto logorante, quanto frustrante, inviando, nero su bianco, una diffida al Ministero, dove veniva richiesta la restituzione della concessione della struttura.

Tuttavia, la reale svolta avvenne a settembre 2021. Con un accordo di due milioni di euro per il completamento della struttura, infatti, il tribunale di Trieste prolunga la delega al Mibac, che dovrà impegnarsi a porre fine ai lavori di ristrutturazione entro il 2024. Il comune di Grado, ancora una volta, resta in attesa che le promesse vengano mantenute.

“Le controversie sono state fin troppe, la situazione era diventata grottesca, ma io voglio essere totalmente ottimista, auspico vivamente che entro la fine dell’anno prossimo, cosi come da accordi legali, si possa finalmente festeggiare la tanto attesa inaugurazione – confida Kovatsch -. Abbiamo nella nostra meravigliosa cittadina una perla rara, una struttura in grado di attrarre turisti da tutto il mondo, esperti, appassionati o semplicemente estimatori di reperti archeologici subacquei, ed è proprio per questo che voglio riporre tutta la mia fiducia in queste nuove promesse”.