L’eredità da 100 milioni del barone Bianchi.
Una vicenda intricata, degna di un romanzo giallo di prima classe. È quella che ha visto protagonista il barone Federico Carlo Bianchi Duca di Casalanza, erede della dinastia che ha costruito le celebri Ville Bianchi a Grado.
L’uomo, suo malgrado, è stato protagonista di una lunga vicenda giudiziaria. Tutto parte nel 2000 quando il cugino di sesto grado, il barone Pieradolfo de Kunkler, muore per un arresto cardiaco. È senza discendenti e nomina quale erede del suo patrimonio, stimato in 100 milioni di euro, proprio Federico Bianchi. Ed è qui che questa storia assume contorni utili per un lavoro letterario.
A contestare la legittimità dell’erede, infatti, ci pensa dapprima un infermiere, che indica il barone Federico come mandante dell’omicidio del parente. E questo, nonostante il rapporto tra Bianchi e de Kunkler fosse solido. Un’accusa, però, che non regge e infatti decade, assieme a quella di circonvezione di incapace e tentato omicidio.
Storia finita? Macché. Spuntano un presunto figlio del barone defunto e nella vicenda si inserisce anche la governante, premiata da de Kunkler con una quota di 100.000 euro di eredità che però, secondo la donna, evidentemente non erano sufficienti. Viene ritrovato un documento scritto a macchina – si rivelerà però falso – in cui il barone indica nel presunto figlio il suo erede. Questa storia si trascinerà anche nei tribunali internazionali, nella fattispecie in Svizzera, dove de Kunkler aveva la cittadinanza. Nei mesi scorsi, ecco la parola fine: Bianchi è l’unico erede legittimo, il presunto testamento a favore del figlio non ha alcuna validità, ne c’è alcuna prova per la paternità. Il sipario si chiude.
Dopo 20 anni di tribolazione, per il barone Federico Bianchi arriva il momento di tirare un sospiro di sollievo. Nato a Grado, proviene da una famiglia che nell’Isola d’Oro ha rappresentato una pagina importante. Le Ville Bianchi furono edificate nel 1900 da un nobile di Innsbruck, il barone Leonhard Bianchi: era il periodo in cui Grado si affermava quale meta di villeggiatura privilegiata per nobiltà e borghesia dell’Impero austro-ungarico. Le Ville, così, divennero ben presto un luogo di vacanza esclusivo. Ancora oggi, gli edifici sono un luogo di soggiorno molto importante e amato a Grado.