Il caso a Gorizia sollevato dall’associazione “I nostri diritti”.
La “non corretta procedura di archiviazione da parte dell’ufficio della Procura della Repubblica”. È quanto ipotizzano i professionisti che collaborano con “I nostri diritti onlus” di Udine, l’associazione che si occupa di tutela dei diritti delle vittime di reato e che ha voluto rendere pubblica l’intricata vicenda in cui si è venuta a trovare una donna.
Ma vediamo i fatti, così come resi noti dalla onlus udinese. Nel dicembre del 2018, l’interessata subisce il furto di un documento con le sue generalità a Gradisca D’Isonzo e, come fa sapere l’associazione che ha ricostruito la vicenda, presenta denuncia alla Questura di Gorizia.
Nel successivo periodo, la vittima subisce anche subito il danneggiamento della sua autovettura, alcune anomale attività sul suo account Facebook, una possibile intrusione nell’abitazione che la portano ad avere un comportamento guardingo nei confronti delle persone che incontra e questo si ripercuote anche nell’ambito lavorativo.
Nei primi mesi del 2019, cercando di conoscere se le indagini per la scomparsa del suo documento avessero portato a qualcosa, la donna presenta istanza alla Procura della Repubblica, ma essendo le indagini in corso “nulla – spiegano dall’associazione – le viene comunicato”.
Passa il tempo e gli episodi anomali nei suoi confronti si moltiplicano tanto che si rivolge ad un legale per cercare di sapere qualcosa e capire a chi possono essere attribuite quelle azioni moleste. Effettua la richiesta del certificato ex 335 cpp sia come parte indagata che come parte offesa, la donna appura che oltre, alla sua denuncia del 7 dicembre, nel suo fascicolo sono presenti ben 15 denunce per svariati reati a suo carico che la protagonista assicura di non aver mai presentato.
È così che l’interessata cerca spiegazioni ma “nulla le è dovuto – spiegano dalla onlus – visto che le indagini sono in corso”. Arriva il mese di novembre 2020, quasi due anni dalla denuncia di furto, quando all’avvocato nominato viene notificata la richiesta di archiviazione per il furto subito. La richiesta del magistrato porta la data del 15 marzo 2019 concedendo alla parte offesa del reato 30 giorni di tempo per visionare gli atti ed eventualmente proporre opposizione all’archiviazione.
L’avvocato acquisisce così gli atti, verificando che “le 15 denunce disconosciute – fanno sapere dall’associazione – sono state presentate da persone estranee delle quali ora la donna conosce tutti i particolari, quali cartelle cliniche, cellulari, abitazioni ed altri dati sensibili”.
Da qui l’idea di rivolgersi all’associazione “I Nostri Diritti”. Il fascicolo viene analizzato dai professionisti che collaborano nella onlus i quali ipotizzano “la non corretta procedura di archiviazione da parte dell’ufficio della Procura della Repubblica delle denunce presentate contro persone allo stato ignote”.
Del fatto viene informata anche la stessa Procura della Repubblica, assicurando che il materiale sensibile delle persone che hanno denunciato un delitto nel territorio di Gorizia nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2018 non saranno divulgate, ma segnalando “la preoccupazione della vittima del furto avvenuto in Gradisca d’Isonzo della quale altri che hanno effettuato la sua richiesta possano aver acquisito ingiustamente i suoi dati personali presenti nella denuncia stessa”. Ora l’associazione aspetta un riscontro dalla Procura della Repubblica, nella speranza che si possa capire cosa veramente sia successo da quel lontano 2018 ad oggi.