L’operazione dei carabinieri e della Guardia di finanza.
Svolgevano traffico illecito di rifiuti tra l’Italia e la Slovenia, arrestate sei persone. I carabinieri e la guardia di finanza stanno eseguendo, nelle provincie di Gorizia, Napoli e Belluno, sei misure di custodia cautelare personale disposte dal G.I.P. di Trieste nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili di aver preso parte ad un’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti a carattere transnazionale.
Le indagini, avviate con il sequestro di un capannone industriale stracolmo di rifiuti da parte dei militari di Gorizia e condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale del capoluogo isontino, unitamente a personale del ROS ed ai finanzieri del GICO di Trieste e dello SCICO di Roma, consentivano di dare riscontro all’ipotesi investigativa formulata.
G. D. di anni 48, P. P. di anni 39, R. D. di anni 51, A. D. di anni 44, F. C. di anni 56 e C. P. di anni 56, avevano smaltito illecitamente circa 4.500 tonnellate di rifiuti speciali, costituiti da “balle reggiate”, di un metro cubo l’una, di rifiuti plastici provenienti da un impianto di recupero di una società del bellunese e da un’area dismessa ubicata a Borovnica in Slovenia, abbandonandoli all’interno di un capannone industriale, ubicato a Mossa, di proprietà di due società con sede in Napoli e di Gorizia.
Il capannone era stato adattato con un varco d’accesso laterale per effettuare gli scarichi abusivi in piena tranquillità, al riparo da sguardi indiscreti. Il trasporto a Mossa dei rifiuti avveniva utilizzando i camion messi a disposizione da alcune compiacenti aziende di trasporto slovene.
L’attività investigativa è stata condotta anche con l’ausilio di un drone, che ha consentito di monitorare numerosi scarichi di rifiuti da parte degli indagati, per lo più nelle prime ore dell’alba e in un’area caratterizzata da folta vegetazione. Nonostante le difficoltà, l’attività di osservazione realizzata ha permesso di seguire ogni movimento degli automezzi, dal loro ingresso in Italia sino al sito di smaltimento finale dei rifiuti.
Particolare risalto assume il contestuale sequestro preventivo di beni nella disponibilità degli indagati, per un valore pari a circa un milione di euro, profitto del reato, individuato quale danno ambientale arrecato dagli indagati al Comune di Mossa con l’abbandono dei rifiuti.
Nel corso delle indagini gli investigatori hanno documentato inoltre la ricerca da parte degli indagati, una volta sequestrato il capannone di Mossa, di siti alternativi sul territorio friulano ove continuare la lucrosa attività illecita. Sono in corso numerose perquisizioni in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Campania, al fine di recuperare la documentazione necessaria a ricostruire l’esatta provenienza dei rifiuti e le tappe intermedie toccate dagli automezzi prima di giungere al sito di destinazione finale.