Il sindaco di Gorizia sul senso unico in Corso Italia.
A seguito della petizione che ha raccolto oltre 2000 firme per dire no al senso unico in Corso Italia e dopo le grandi polemiche sulla questione abbiamo rivolto alcune domande al sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna.
Qual è il suo giudizio in merito alla petizione sottoscritta da 2.108 persone? Lo ritiene un campione significativo di ciò che pensa la cittadinanza?
“Penso che, fortunatamente, viviamo in un paese democratico e chiunque è libero di organizzare raccolte di firme. Ricordo che, anni fa, vennero raccolte, in poco tempo, oltre 15mila firme per tutelare l’ospedale di Gorizia. Alla testa di questa mobilitazione c’era un goriziano, Bruno Grusovin, un vero signore che mai si permise di insultare i destinatari di quelle firme ma riuscì a far siglare la petizione a ben 15mila persone. Io rispetto tutti coloro che hanno firmato la petizione perché la stragrande maggioranza, ne sono convinto, ha creduto, in buona fede, che l’attuale assetto non fosse una sperimentazione, come ho detto fin dall’inizio, ma una scelta definitiva dettata da un capriccio. Così non è, lo ribadisco, perché non sono un masochista. La sperimentazione è stata effettuata per verificare la possibilità di trasferire le piste ciclabili dai controviali alla carreggiata per evitare una forte limitazione agli spazi per sedie e tavolini all’esterno dei locali e per accrescere il ruolo pedonale dei controviali stessi. Stiamo verificando che la soluzione adottata non è ideale e abbiamo aperto un dialogo con i cittadini per un confronto più ampio possibile al fine di individuare la scelta maggiormente condivisa ma anche più funzionale. In questo senso le firme raccolte rappresentano senz’altro un contributo di cui tener conto, così come l’equilibrato sondaggio di un quotidiano locale. A breve si riunirà la commissione consiliare per la mobilità, in cui sono rappresentate tutte le forze politiche cittadine, allargata ai rappresentanti di interessi diffusi: penso a commercianti, ciclisti, disabili e altre categorie. Sarà fatta una valutazione a tutto campo che partirà proprio dai risultati della sperimentazione“.
È sorpreso dal fatto che tra i contrari all’introduzione del senso unico siano soprattutto i commercianti e baristi del Corso Italia, quando invece lei riteneva che la misura andasse a loro vantaggio?
“Non è che io lo “ritenevo”: la sperimentazione era stata discussa con l’associazione di categoria, che l’aveva condivisa per il fatto che lo spazio davanti ai locali non sarebbe così stato penalizzato e non si sarebbero persi parcheggi. Peraltro, il dialogo non si è mai interrotto. Perché dovrei essere sorpreso? Come ho già detto, siamo in democrazia e ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione e anche di cambiare idea”.
Quanto al danno erariale a cui lei ha fatto spesso riferimento puòspiegare in che cosa consiste e su chi ricadrebbe?
“Voglio ribadire che i costi per buona parte della segnaletica (quella verticale), sarebbero stati spesi anche se le piste ciclabili fossero state attivate sui controviali e tale segnaletica sarà riutilizzata nel caso in cui si facessero altre scelte. Per quanto riguarda la questione del danno erariale, è ovvio che se si fa una sperimentazione e si spendono dei soldi per realizzarla tale sperimentazione deve essere credibile, ovvero essere attuata per un lasso di tempo che consenta ai cittadini e alle istituzioni di verificarne o meno l’efficacia. È evidente, quindi, che non può essere modificata dopo un giorno o una settimana, tempi troppo limitati per una valutazione corretta. La Corte dei Conti, quindi, vigila affinché la sperimentazione sia davvero tale e, in caso contrario, i costi ricadrebbero su chi, formalmente, ha bloccato la sperimentazione”.
Data la sua disponibilità a confrontarsi ora sul tema sembra quasi che lei abbia voluto mettere la cittadinanza di fronte ad un fatto compiuto per poi discuterne. È così?
“Io ho sempre parlato di sperimentazione e questo significa che non si intende intervenire in modo permanente ma che, alla fine, l’intervento potrà essere modificato proprio sulla base dell’esperienza maturata. A volte non è sufficiente disegnare un progetto sulla carta per capirne la portata e l’impatto, ma è necessario sperimentarlo. Se avessimo inserito nel piano del traffico il senso unico nella sua forma attuale e questo fosse stato approvato, si potrebbe dire che ho voluto mettere la cittadinanza davanti al fatto compiuto, mentre la modalità attuata ha un significato esattamente contrario. La cittadinanza non solo ha avuto la possibilità di sperimentare concretamente e di farsi un’idea, ma anche di affrontare alcuni temi di grande rilevanza come quello delle piste ciclabili nelle vie storiche e molto trafficate, della necessità di ridurre l’inquinamento atmosferico ma anche la velocità. C’è anche un’altra questione, di rilevanza fondamentale, ovvero il rilancio commerciale di corso Italia, già fortemente provato dalla crisi, come in tutte le città, ancora prima dell’arrivo del Covid-19. Purtroppo temo che l’epidemia avrà ulteriori, pesanti effetti e diventerà di vitale importanza il confronto su come ripartire, un confronto che non potrà essere scontro strumentale continuo con l’unico scopo di raggranellare voti per le prossime elezioni”.