I dati del Rapporto Imu 2021.
Compare anche Gorizia, con 582 euro, tra le città dove il costo medio dell’Imu per la seconda casa è tra i più bassi d’Italia. Nell’elenco poi si trova anche Asti con costo medio di 580 euro, Catanzaro con 659 euro, Crotone con 672 euro e Sondrio con 674 euro. Tra le dieci città dove invece le aliquote Imu sono sotto la soglia massima si trovano Gorizia, Pordenone, Udine, insieme a Ragusa e Belluno. Questo quanto emerge dal Rapporto Imu 2021 realizzato dal Servizio Uil Lavoro, Coesione e Territorio.
“Il costo medio complessivo dell’Imu su una “seconda casa”, ubicata in un capoluogo di provincia – afferma Ivana Veronese, segretaria confederale UIL – sarà di 1.070 euro medi con punte di oltre 2 mila euro nelle grandi città”. Secondo i risultati del rapporto, infatti, il costo maggiore in valore assoluto per una seconda casa a disposizione si registra a Roma con 2.064 euro medi, a Milano, invece, si pagheranno 2.040 euro medi, a Bologna 2.038 euro, a Genova 1.775 euro e a Torino 1.745 euro.
L’Imu.
“La media dell’aliquota applicata per le seconde case, Imu – commenta Ivana Veronese – ammonta al 10,5 per mille e, in molti comuni, 480 municipi di cui 18 città capoluogo, è in vigore “la ex addizionale TASI”, fino a un massimo dello 0,8 per mille, introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali, così da portare in questi comuni l’aliquota Imu fino all’11,4 per mille”.
In 16 città è in vigore la ex addizionale della TASI, per cui, in questi Comuni, le aliquote superano quella massima dell’IMU, 10,6 per mille. In particolare, a Roma, Milano, Ascoli Piceno, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona e Verona l’aliquota è all’11,4 per mille, a Terni e Siena, all’11,2 per mille, a Lecce e Venezia all’11 per mille e ad Agrigento al 10,9 per mille. Altre 74 città capoluogo, sempre sulle seconde case, applicano l’aliquota del 10,6 per mille, tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari.
La riforma.
Il tema della tassazione degli immobili è tornato prepotentemente al centro del dibattito politico con l’approvazione del Governo della delega fiscale in discussione in Parlamento, al cui interno c’è la revisione del catasto. “Per noi la riforma del catasto – chiarisce Veronese – si rende necessaria per riportare equità nella tassazione sul mattone, annunciata più volte nel corso degli ultimi anni e mai attuata. Riforma che deve prendere vita prestando, però, molta attenzione: questo cambiamento non dovrà significare maggiori prelievi, ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo fiscale sugli immobili”. “Mentre le modifiche dell’IMU – conclude Veronese – dovrebbero essere riviste organicamente riaprendo il “cantiere” del federalismo fiscale, riforma prevista tra l’altro nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.