Il coordinatore di “Guardare Oltre” scrive come vede Gorizia.
Il 28 aprile del 1001 fu firmato dall’imperatore Ottone III un documento in cui, per la prima volta, si citava Gorizia. Ed è proprio per questo compleanno che Daniel Baissero, ventottenne coordinatore del gruppo civico “Guardare Oltre” lancia un messaggio alla propria città. Un messaggio che se da un lato racconta di una “città in forte declino culturale, economico, sociale e demografico”, scrive Baissero, dall’altro individua nella partecipazione dei cittadini il germe per il riscatto.
Posta sulle ultime alture che l’Isonzo incontra prima di entrare nella pianura, Gorizia da tempi immemorabili è luogo di passaggio, di contatto e di incontro tra genti e culture diverse. In città si era pian piano sviluppata, nel corso dei secoli, una mentalità aperta dei suoi abitanti, a tal punto che, a fine ‘800, epoca di Impero Asburgico, il linguista Graziadio Isaia Ascoli definì i suoi concittadini non austriaci, bensì “europei”.
“Oggi – continua il coordinatore del gruppo di cittadini – assistiamo a Gorizia ad un forte declino culturale, economico, sociale e demografico. Le cause sono tante, e vanno meritatamente analizzate anche prima dello scoppio della crisi pandemica. Ricordo bene quella foto che girava sui social lo scorso anno, con il corso Verdi sempre e desolatamente deserto sia nel pieno della zona rossa sia in una normale giornata pre-pandemia. Non ci sono però soltanto le serrande ad abbassarsi a Gorizia. È lo stesso umore di coloro che la vivono ad abbassarsi, in particolare dei giovani che vedono mancare le opportunità lavorative ma anche di svago ed aggregazione”.
Baissero sostiene di avere questa opinione “con cognizione di causa, perché dopo aver vissuto per tutti i miei 28 anni di vita a Gorizia – racconta – vedo sempre più buio nelle sue vie. È ora di accendere la luce. È ora che le goriziane e i goriziani sappiano riappropriarsi del loro destino, del loro futuro. È doveroso far trovare a questa città una sua rinnovata identità, che tenga certamente in considerazione la storia millenaria, le tradizioni, le tragedie e le gioie, non per farne battaglie ideologiche, bensì chiave di volta per interpretare il XXI secolo e le sue sfide che dobbiamo a testa alta affrontare. Nel secondo Dopoguerra, fino al 2000, Gorizia ha vissuto di rendita, vista la sua posizione fortunata: mi hanno raccontato che bastava sedersi ad un tavolino in strada e vendere jeans per raccogliere un bel gruzzolo in poco tempo. Ebbene, oggi non possiamo più permetterci di vivere di rendita. Se vogliamo veramente bene a Gorizia, se la amiamo e crediamo nelle sue potenzialità, dobbiamo diventare noi stessi cittadini i protagonisti della rinascita”.
Le soluzioni proposte per questa rinascita, secondo il gruppo di “Guardare oltre” sono due. “Una spinta dal basso, proveniente da coloro che vivono, lavorano e studiano in città e che vogliono costruire il loro destino in città – concludono – e una dall’alto, ovvero la necessità di una nuova classe dirigente, fresca, appassionata e libera da cattive scelte calate dall’alto nel nome di interessi partitocratici o personalistici”.