Un rullo di tamburi ha accompagnato la suggestiva cerimonia di riapertura del castello di Gorizia dopo tre anni di chiusura. In realtà, quella del mattino, avrebbe dovuto essere una preview per i giornalisti e per poche autorità ma, alla fine si sono mescolati anche turisti e curiosi ed è stata subito festa con selfie insieme ai rievocatori e alle dame e i passaggi da una sala all’altra per sperimentare le nuove installazioni multimediali.
Decisamente emozionato il sindaco, Rodolfo Ziberna, che ha aperto lo storico portone con una chiave d’altri tempi, insieme all’assessore regionale al patrimonio, Sebastiano Callari, al presidente della commissione cultura regionale, Diego Bernardis, agli assessori comunali Luca Cagliari, Fabrizio Oreti, Sarah Filisetti e a decine di persone arrivate per l’occasione.
“Mancano ancora alcuni spazi che saranno riaperti nei prossimi mesi– ha annunciato il sindaco-, ma riaprire le porte del nostro maniero è importantissimo perché rappresenta le nostre origini, le nostre radici. E’ il simbolo di un territorio che per tanto tempo ha fatto parte di una principesca Contea attraverso la quale è passata tanta parte della storia europea. Una storia che oggi, con la Capitale europea della cultura 2025, insieme a Nova Gorica, ci restituisce un ruolo internazionale in cui il nostro castello non può che essere protagonista. Nel breve periodo contiamo di recuperare i 50 mila visitatori annui registrati prima dell’avvento del Covid19 puntando ai 100mila per il futuro grazie anche a Go!2025”.
Alla scoperta del castello di Gorizia.
Il sindaco ha quindi guidato il corteo alla “scoperta” degli effetti speciali realizzati all’interno del maniero con delle installazione multimediali, che consentono di fare un vero e proprio tuffo nel passato. La visita, che inizia dalla cucina per poi attraversare la Corte dei Lanzi, cuore del maniero, e arrivare alle Carceri o Sala dei Cavalieri dove si “incontra” un ologramma con le sembianze di un simpatico giullare che racconta quali erano le armi dal periodo tardo medievale fino ai tempi più moderni, mentre per gli appassionati di racconti e leggende sulla soglia della cella si materializza la Dama Bianca, che narra la sua terribile storia.
Dallo scalone di pietra si giunge al piano nobile, che ospita anche la mostra “Theatrum Instrumentorum”, un’ampia selezione di riproduzioni di strumenti musicali dal Medioevo al Rinascimento all’Età Barocca perfettamente funzionanti. Nell’antisala del Salone degli Stati Provinciali, grazie alla realtà virtuale tramite visori, si entra letteralmente nella storia del Castello e del Borgo, disegnata e raccontata come un antico arazzo. La penombra del salone delle assemblee del governo della Contea è caratterizzata da un suggestivo spettacolo immersivo, davvero di grande fascino, che trasporta i visitatori dal XIV secolo al ‘900. Dopo essere passati dalla sala della Musica alla Loggia degli Stemmi, nella Sala del Conte il racconto continua con la viva voce dei protagonisti stessi della storia della millenaria città di Gorizia e del suo Castello: da Vittorio Emanuele a Francesco Giuseppe, dal Conte Leonardo all’Imperatore Ottone III.
La storia.
Risale al 1001 la prima citazione di Gorizia, che si trova in un diploma con cui l’Imperatore Ottone III concedeva al Patriarca di Aquileia la metà di un villaggio denominato Goriza dirimpetto al vicino castrum di Salcano.
Già intorno alla fine del XI secolo è riscontrabile la presenza di una torre in pietra, terra e legno sita sulla stessa montagnola, primo nucleo fortificato da cui si sviluppò poi l’articolato complesso castellano. Il maniero subì nel corso della sua lunga storia sostanziali trasformazioni legate al governo della città e del territorio di sua competenza: fu residenza e centro nevralgico della politica dei potenti Conti di Gorizia e del Tirolo, quei Mainardi di provenienza e lingua tedesca che avevano ben chiara l’importanza strategica e commerciale dell’area quale crocevia di civiltà, culture e tradizioni diverse e che fino al 1500, anno della morte di Leonardo ultimo Conte di Gorizia, estendevano il loro dominio a mezza Europa.
Divenne poi guarnigione militare e caserma nell’alternarsi dei pochi mesi di dominio veneziano e dei lunghi quattro secoli di presenza della casata degli Asburgo. L’aspetto attuale del Castello si deve alla riqualificazione realizzata dopo le distruzioni della Prima Guerra Mondiale, con l’inaugurazione da parte del Duca d’Aosta nel 1937. Le sale sono state arredate con preziosi mobili antichi e importanti dipinti di soggetto storico e religioso, raffinate sculture e busti commemorativi, tutte opere d’arte e di artigianato originali raccolte dagli storici goriziani Giovanni e Ranieri Mario Cossàr.