La storia di Michela Contessi.
“Sono arrabbiata e sconsolata. Dopo 30 anni di lavoro e sacrifici, prima come restauratrice e poi in qualità di Tagesmutter, sono finita a lavare i piatti per un mese per avere un po’ di liquidità. Non mi vergogno, ma è stata dura da digerire“. Parole di Michela Contessi per tutti “Miki Poppins”. A Gemona, in via Gois, gestisce un nido familiare per bimbi da 3 a 36 mesi. È aperto dal 2012 e, grazie alle sue qualità, tutto è sempre filato liscio.
Almeno fino al lockdown. Per quasi tre mesi, anche i nidi chiudono. E dalla ripresa in poi, nulla è più come prima. “Il 18 maggio mi sono rimessa a lavorare utilizzando i bonus baby sitter. Con questo sistema l’Inps mi paga direttamente, bypassando i genitori che, a loro volta, fanno richiesta utilizzando il libretto di famiglia”. E qui sorgono i problemi. “Le domande vengono protocollate – racconta Michela -, alcune vengono accettate subito, altre con riserva, altre recepite ma sospese a causa esaurimento budget. Io continuo a lavorare in attesa che l’Inps sblocchi le domande e quindi i pagamenti. Ma le entrate sono troppo misere“.
Da “Miki Poppins” sono 6 i bambini iscritti, dei quali 5 presenti contemporaneamente come da linee guida nazionali. Però, senza liquidità, per Contessi si fa dura. E a giugno arrivano le tasse da pagare per le partite Iva. “Non soltanto: entro fine anno dovrò pagare oltre 10.000 euro di imposte“. Michela attende i pagamenti di giugno e luglio (“e la Regione, che dovrebbe saldare le mie fatture entro 30 giorni, la prende comoda: i termini non vengono rispettati quasi mai” dice), ma nel frattempo deve rimboccarsi le maniche. E così, la scelta: mette in affitto su Airbnb la struttura che ospita il nido e parte per la Val di Fassa.
Qui, ottiene un contratto per un mese, fino al 30 agosto, come cameriera ai piani e lavapiatti. “Ho trovato lavoro su un gruppo Facebook e in Trentino ero stata già a fare le vacanze negli ultimi due anni in inverno. Avevo cercato anche a Bibione e Lignano, ma senza trovare nulla – racconta Michela -. Non solo: già a maggio, vedendo l’aria che tirava, avevo provato a “reinventarmi” come operatrice agricola in Fvg, ma anche in quel caso senza successo”. Il lavoro stagionale le frutta 1.600 euro netti in un mese “che mi consentiranno – sospira – di pagare una parte delle tasse del mese di settembre, in attesa che Inps sblocchi le domande e mi paghi per l’attività svolta. È sconsolante che, a conti fatti, lavando i piatti e rassettando i letti guadagni più di quanto faccia con il mio “vero” mestiere, per il quale mi spendo da una decina di anni”.
Eppure, tornerà a fare il suo lavoro. “Dal 1° settembre – conclude Michela – sarò nuovamente in via Gois. Lo faccio per amore dei bimbi e delle loro famiglie. Non per altro”.