La G-Card di Gemona non è mai decolatta.
Stella Mantovani, proprietaria della storica Osteria e Cucina di Ospedaletto, è stata la presidente ed una dei principali ideatori del progetto G-Card, una tessera per gli acquisti fatti all’interno delle attività di Gemona. La G-Card era stata ideata come una tessera ricaricabile a punti. Per ogni 10 euro spesi all’interno delle attività aderenti al progetto si otteneva un euro di sconto per i successivi acquisti nei negozi di Gemona. L’idea era quella di fidelizzare i clienti in modo da evitare la dispersione dovuta ad internet o all’acquisto all’interno dei maxi centri commerciali.
“La collaborazione tra le attività, che ci auspicavamo ci sarebbe stata, avrebbe portato ad un afflusso di clienti che sarebbero circolati all’interno di Gemona – spiega adesso Mantovani -. La sinergia tra attività era fondamentale in modo da rendere Gemona una sorta di grande centro commerciale composto da tante piccole attività, dando numerosi vantaggi come quello del risparmio e di un minore spostamento”.
Gli ideatori e i collaboratori, dopo essersi rivolti a numerosi esperti per i dovuti regolamenti del caso, hanno immesso la G-Card all’interno della zona di Gemona, vedendo l’adesione di circa un centinaio di attività che hanno investito 250 euro per la quota di adesione al consorzio. Una cifra che gli aveva permesso di avere 50 tessere e 50 bonus da assegnare. Eppure il progetto non ha dato i frutti sperati e attualmente la G-Card si presenta come un progetto fermo al palo.
“Il fallimento di questo progetto, in cui ho creduto con tutta me stessa, è una ferita ancora aperta – dice Mantovani –. Non siamo riusciti a farlo decollare, perchè probabilmente questo progetto non è stato compreso e si è persa la sua reale finalità. Mi piacerebbe ripensare a qualcosa di simile, ma su un terreno migliore. Gemona è una città molto difficile in cui lavorare, secondo me, ma sono sicura che potrà risollevarsi con la giusta spinta”.
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