Il terremoto in Friuli del 6 maggio 1976.
A 47 anni dal terremoto che sconvolse il Friuli, il 6 maggio 1976 resta fissato indelebilmente nella mente e nel cuore di chi quella tragedia l’ha vissuta, ma anche di chi è venuto dopo. Un solco indelebile nella storia del Friuli, che con grande orgoglio ha saputo rialzarsi.
Erano le 21:00:12 quando la prima scossa, di magnitudo 6,5 fu avvertita in tutta la parte nord di Udine. L’epicentro all’inizio fu indicato nella zona del Monte San Simeone, ma gli studi successivi smentirono questa indicazione e lo indicarono più a est, verso Lusevera.
Cinquantanove secondi che sconvolsero il Friuli portando morte e distruzione. Furono 990 le vittime e circa 3mila i feriti, anche se il conteggio non fu mai definitivo, in gran parte residente a Gemona, Venzone, Buja e Majano. Per rendersi conto esattamente di cosa fosse successo si dovette attendere la mattina successiva. Quarantacinque comuni completamente distrutti tra cui Gemona, Venzone, Osoppo, Forgaria nel Friuli, Buia e un’area di 5.500 chilometri messa in ginocchio dal terremoto.
I soccorsi da tutta la regione.
Ma il Friuli e l’Italia reagì. L’Orcolat, l’orco della Carnia, il nome con cui è ricordato il terremoto, diede impulso a quella enorme catena di solidarietà e a quella straordinaria opera di ricostruzione, che rappresenta ancora oggi un modello in Italia. Centinaia di giovani e volontari accorsero sui luoghi colpiti dal terremoto per prestare aiuto, insieme ai vigili del fuoco, agli alpini della Julia, all’esercito. In quella occasione vennero gettate le basi della moderna Protezione civile.
Addio a Zamberletti padre della ricostruzione in Friuli
Padre della ricostruzione fu Giuseppe Zamberletti, commissario straordinario nominato dall’allora presidente del Consiglio Aldo Moro. scomparso nel 2019.