La decisione dei centri privati accreditati del Friuli Venezia Giulia di sospendere le prenotazioni per un centinaio di prestazioni convenzionate con il Servizio sanitario regionale (Ssr) a partire da sabato 1° marzo ha una causa ben precisa: le nuove tariffe stabilite a livello nazionale, che rendono economicamente insostenibile l’erogazione di molte prestazioni sanitarie.
A lanciare l’allarme sono le associazioni di categoria Aiop, Anisap, Aris e Assosalute, che rappresentano 32 strutture accreditate nella regione, responsabili ogni anno di 400.000 sedute di riabilitazione, 350.000 esami diagnostici e 9.000 interventi ortopedici. Con i nuovi rimborsi, le strutture rischiano di operare in perdita, mettendo a rischio sia la continuità del servizio sia i 3.000 posti di lavoro del settore.
Il nodo del nuovo nomenclatore tariffario
La radice del problema sta nel Decreto Tariffe, approvato lo scorso novembre dalla Conferenza Stato-Regioni e recepito dalla giunta regionale del Friuli Venezia Giulia il 30 dicembre. Questo provvedimento ha aggiornato i tariffari della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, che non venivano modificati dal 1996 e dal 1999.
Sebbene fosse necessario un adeguamento, il restyling ha comportato tagli importanti: delle 3.171 tariffe aggiornate, il 35% è stato modificato, con riduzioni che oscillano tra il 20% e il 60%. Di queste, un centinaio sono al centro del ricorso presentato al Tar del Friuli Venezia Giulia, con l’obiettivo di bloccare l’applicazione delle nuove tariffe.
Cosa cambia per i pazienti?
La sospensione riguarda esclusivamente le nuove prenotazioni, mentre gli appuntamenti già fissati verranno rispettati. Tuttavia, i cittadini rischiano di trovarsi di fronte a tempi di attesa più lunghi o a dover ricorrere a strutture pubbliche, che potrebbero non essere in grado di assorbire l’aumento della domanda.
Le associazioni di categoria lanciano un appello alla Regione affinché intervenga con misure correttive, scongiurando il rischio di un collasso della sanità convenzionata. Nel frattempo, il ricorso al Tar sarà il primo banco di prova per capire se ci sono margini per rivedere il sistema tariffario e garantire la sostenibilità delle prestazioni sanitarie per tutti i cittadini.