La giovane femmina di stambecco aveva una corda di circa 2 metri annodata al collo.
Un giovane femmina di stambecco è stata salvata ieri, 26 giugno, sul Monte Canin, nelle Alpi Giulie del Friuli Venezia Giulia, da una corda in materiale plastico lunga circa due metri annodata al collo. A intervenire sul posto sono stati gli esperti del Centro di ricerca e coordinamento per il recupero della fauna selvatica del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine e le guardie del Corpo forestale regionale della Stazione di Pontebba.
Il salvataggio.
L’animale avanzava con difficoltà, incastrandosi sugli spuntoni di roccia. La situazione di pericolo è stata avvistata dai gestori del rifugio Gilberti che hanno subito allertato il Corpo forestale regionale del Friuli Venezia Giulia. L’intervento, non senza rischi, si è svolto sulle balze rocciose nella conca retrostante il rifugio a quasi 2000 metri di altezza. È durato circa due ore per garantire una cattura in sicurezza dell’animale con l’utilizzo della telenarcosi. La femmina, dell’età stimata di tre anni, fa parte della colonia del Parco regionale delle Prealpi Giulie costituita da circa 100-150 esemplari.
Specie a rischio.
La specie, reintrodotta in Friuli Venezia Giulia negli anni ’90, è parte dei 7/8000 soggetti presenti nell’arco alpino italiano. Lo stambecco (Capra ibex) è attualmente minacciato dalla scarsa variabilità genetica. La specie infatti è frutto della tutela di soli 50 esemplari preservati nel 1800 da re Vittorio Emanuele II all’interno dell’area dell’odierno Parco del Gran Paradiso. Ma all’inizio degli anni 2000, il parassita denominato “acaro della rogna” ha decimato la popolazione delle Alpi orientali del Friuli Venezia Giulia e del Veneto con centinaia di morti in pochi anni.
Accertamenti e rientro in salute dello stambecco.
Dopo la cattura e l’asportazione del cappio, la giovane femmina è stata visitata per accertare l’assenza di lesioni al collo. Confermato il suo buono stato di salute è stato inoltre campionato del sangue per valutare il benessere della colonia di appartenenza. Il sangue sarà esaminato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie. Al termine dell’intervento lo stambecco è immediatamente rientrato a far parte di un gruppo di femmine e cuccioli dell’anno e monitorato per un paio di ore, periodo nel quale ha dimostrato il suo pieno recupero.
La collaborazione.
Il tempestivo ed efficace intervento è stato reso possibile grazie alla sinergia dei diversi enti regionali che collaborano con il Centro di ricerca e coordinamento per il recupero della fauna selvatica dell’Ateneo friulano. In questo caso, dalla collaborazione tra il personale veterinario del Centro e il Corpo forestale regionale di Pontebba. Per l’Università di Udine ha partecipato il gruppo coordinato da Stefano Pesaro e composto da Isabella Perlin, Francesca Baradel e Sofia Rebucci. Per la Stazione di Pontebba della forestale regionale, le guardie Francesca Di Lena, Massimo Ragonase e Filippo Chiavone.