Le opere per mettere in sicurezza il fiume Tagliamento.
Continua a tenere banco il tema legato alle opere da realizzare per la messa in sicurezza del fiume Tagliamento dopo la pubblicazione del piano di gestione del rischio alluvioni da parte dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali approvato in data 21 dicembre 2021. Un tema scottante, che non ha trovato sufficienti risposte nell’incontro tenutosi martedì 8 febbraio alla presenza dell’assessore Regionale all’Ambiente Fabio Scoccimarro e che ha reso necessaria una convocazione straordinaria dell’assemblea dei sindaci presso la sede della Comunità Collinare nella serata di giovedì 17 febbraio.
Un alacre lavoro quello fatto dai sindaci, nel mettere nero su bianco le proprie richieste e nel sottolineare la propria contrarietà alle opere previste in particolare circa la “realizzazione di un ponte-traversa nella stretta di Pinzano per la creazione di un bacino di espansione in linea con capacità di invaso pari a 18milioni di metri cubi”. L’assemblea dei sindaci si oppone inoltre a qualsiasi opera di laminazione o comunque a qualsiasi opera atta a compromettere il già delicato status quo della sicurezza degli edifici abitativi e produttivi presenti nella val d’Arzino nonché la sicurezza dei civili nell’area, ritenendo che la salvaguardia di un’azienda o di un’abitazione nella val d’Arzino abbia il diritto di essere tutelata almeno quanto altre in tratti diversi del fiume Tagliamento.
La volontà non è quella di porre in essere un’opposizione sterile, dicono, ma di impegnarsi proattivamente nel trovare delle soluzioni alternative conformi alle esigenze ambientali, turistiche ed economiche di un territorio che non vuole assolutamente vedere snaturata la propria identità. A tal proposito l’assemblea ricorda e mette in evidenza due interventi che il Laboratorio Tagliamento aveva individuato e che riguardano i canali scolmatori in sx Tagliamento da realizzarsi nella bassa friulana, gli studi condotti nel 2005 dalla Delft Ydraulicss che già all’epoca era giunta alla conclusione che se nella bassa friulana fossero stati portati a compimento tutti i lavori previsti dal piano stralcio non sarebbero serviti altri interventi importanti lungo l’asta del fiume; un’ulteriore proposta progettuale presentata nel 2005 anche alla stessa Regione FVG dal WWF mai presa in considerazione ed analizzata, che prevede di utilizzare 7 bacini naturali in dx e sx idrografica a partire da 29 km dalla foce fino a 53 chilometri dalla foce. Con pochi interventi sarebbero in grado di laminare secondo lo studio 20,9 milioni di m3.
Richiedono pertanto con apposito documento predisposto e condiviso in sede assembleare, (con inoltro a: Ministero dell’Ambiente, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Autorità di Bacino, Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana, Commissario Europea per l’Ambiente, Regione Fvg, Comuni Fvg, Regione Veneto, Europarlamento Fvg, WWF, Legambiente) la costituzione di un nuovo tavolo tecnico-politico per verificare se effettivamente, alla luce dei lavori già fatti e ancora da farsi nella bassa friulana, ci sia ancora necessità di trattenere o deviare una certa quantità d’acqua ed eventualmente rideterminarne il volume.