Sanità, in Fvg più medici e infermieri che nel resto d’Italia, ma ci costano meno

I dati della Fondazione Gimbe su medici e personale sanitario in Friuli

La sanità del Friuli Venezia Giulia è ai vertici in Italia per numero di medici e infermieri rispetto alla popolazione; di contro, però, nella nostra regione il personale sanitario ha stipendi più bassi. Il quadro emerge dalla relazione della Fondazione Gimbe in audizione presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’“Indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie”.

Secondo i dati aggiornati al 2022 e al 2023, con 17,3 unità di personale dipendente del SSN ogni 1.000 abitanti, il Friuli è secondo solo alla Valle d’Aosta, nettamente al di sopra della media nazionale di 11,6.

Personale sanitario e spesa pro-capite

Il Friuli Venezia Giulia presenta una spesa pro-capite per il personale dipendente pari a 889 euro nel 2023, significativamente superiore alla media nazionale di 672 euro​ (è la quarta più alta in Italia). Questo dato riflette l’alto numero di dipendenti rispetto alla popolazione.

Dall’altro lato, la spesa per unità di personale, pari a 50.581 euro, è inferiore alla media nazionale di 57.140 euro. Il personale sanitario, insomma, registra nella nostra regione uno stipendio medio più basso (sono in Veneto la spesa è ancora minore). Un risultato che, secondo la Fondazione, potrebbe verosimilmente essere dovuto sia alla riduzione delle posizioni apicali, sia ad un più elevato rapporto professioni sanitarie/medici, che consente di ridurre la spesa mantenendo una maggiore forza lavoro per garantire l’erogazione dell’assistenza sanitaria.

Il contesto della crisi nazionale

“Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – ha dichiarato Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – sta affrontando una crisi del personale sanitario senza precedenti, causata da errori di programmazione, dal definanziamento e dalle recenti dinamiche che hanno alimentato demotivazione e disaffezione dei professionisti verso il SSN. Senza un adeguato rilancio delle politiche per il personale sanitario, l’offerta dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali sarà sempre più inadeguata rispetto ai bisogni di salute delle persone, rendendo impossibile garantire il diritto alla tutela della salute”.

“Nel periodo 2012-2023 – ha spiegato Cartabellotta – il capitolo di spesa sanitaria relativo ai redditi da lavoro dipendente è stato quello maggiormente sacrificato“. In termini assoluti, dopo una progressiva contrazione da € 36,4 miliardi nel 2012 a € 34,7 miliardi nel 2017, la spesa ha iniziato a risalire raggiungendo € 40,8 miliardi nel 2022, per poi scendere a € 40,1 miliardi nel 2023.

“Se la spesa per il personale dipendente si fosse mantenuta ai livelli del 2012, quando rappresentava circa un terzo della spesa sanitaria totale, negli ultimi 11 anni il personale dipendente non avrebbe perso € 28,1 miliardi, di cui € 15,5 miliardi solo tra il 2020 e il 2023, un dato che evidenzia il sacrificio economico imposto ai professionisti del SSN“, ha commentato Cartabellotta.

Di contro, è aumentata la spesa per i medici a gettone: secondo un report dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), relativo al periodo gennaio 2019 – agosto 2023, il fenomeno era già molto evidente nel 2019, con una spesa complessiva di quasi € 580 milioni. Nel 2020 il valore è crollato a € 124,5 milioni, per poi risalire negli anni 2021-2022, fino a raggiungere, nel solo periodo gennaio-agosto 2023, € 476,4 milioni, un valore doppio rispetto all’anno precedente.