Le nuove disposizioni per i sacerdoti del Friuli.
Sale la preoccupazione per come si sta sviluppando la situazione epidemiologica anche all’interno del mondo diocesano. Lo stesso Arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, era risultato positivo, e proprio nei giorni scorsi ha pubblicato in una nota le nuove condizioni per i sacerdoti del Friuli che devono celebrare la messa. Si può parlare quindi di una vera e propria stretta in vista delle festività natalizie, che infatti richiamano sempre un numero molto elevato di fedeli in chiesa. Ogni sacerdote che deve celebrare la messa dovrà quindi essere in possesso di almeno una di tre condizioni che il monsignor Mazzocato ha disposto: il vaccino, la guarigione o il tampone.
Gli obblighi.
Se il sacerdote sceglie di vaccinarsi, è fondamentale che abbia ricevuto la prima dose da almeno 14 giorni di un qualsiasi vaccino riconosciuto dal governo. In questo modo anche il presbitero sarà munito di un certificato che sarà valido fino al 15esimo giorno dopo la prima dose fino alla data della seconda dose. Dopo la seconda somministrazione, il certificato avrà validità 9 mesi e così anche dopo la terza.
La seconda condizione che un prete deve soddisfare per poter celebrare la messa è la guarigione dal covid-19. Nello specifico, secondo la nota diffusa dalla diocesi, il sacerdote deve essere guarito da non più di sei mesi. La terza strada per un presbitero è sottoporsi a un tampone rapido nelle 48 ore precedenti a ogni evento o messa che deve celebrare. Il sacerdote può anche scegliere il tampone molecolare, da effettuarsi nelle 72 ore precedenti. In entrambi i casi, l’esito del tampone dovrà comunque essere sempre negativo.
“Attenendosi scupolosamente a queste indicazioni – afferma l’Arcivescovo – potremo assicurare a tutti i fedeli e alle nostre comunità cristiane la possibilità di partecipare con serenità alle celebrazioni liturgiche e ai momenti di preghiera, agli incontri di catechesi e formazione e alle iniziative di carità e solidarietà”. Le stesse condizioni infatti sono state estese anche a tutti gli operatori pastorali: dai catechisti agli animatori maggiorenni, dai ministri straordinari della comunione ai sacristi e dagli operatori della carità ai coristi. “Questo – continua monsignor Mazzocato riferendosi alle diverse iniziative a disposizione dei fedeli – è un loro diritto spirituale ed è un dovere per noi in forza del ministero che ci è stato consegnato dalla Chiesa”.
La confessione collettiva.
Un’altra novità che è stata annunciata attraverso la lettera diramata ai presbiteri del clero diocesano, è relativa alla confessione. Monsignor Mazzocato infatti ha confermato la possibilità della “terza forma”, che consiste nella riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale. “Sottolineo – spiega l’Arcivescovo – che la “terza forma” va concessa solo dove ci sia effettiva necessità; nel caso, cioè, in cui altrimenti i penitenti sarebbero costretti, senza loro colpa, a rimanere a lungo privi della grazia sacramentale o della Santa Comunione”. Sempre nella stessa missiva monsignor Mazzocato afferma poi che la confessione collettiva non deve sostituire in modo permanente quella individuale, che resta quindi quella da assicurare il più possibile in ogni comunità.