La discussione in Commissione sulla traversa del Tagliamento a Dignano.
Nel giorno dell’anniversario dell’alluvione che colpì Latisana nel 1966, le cui vittime sono state ricordate con un minuto di silenzio prima della discussione, la IV Commissione regionale ha affrontato lo spinoso tema delle opere per la messa in sicurezza del Tagliamento, in particolare della traversa laminante in comune di Dignano, adiacente al ponte, per la creazione di un bacino di espansione, ipotesi che già spacca l’opinione pubblica e la politica.
Da una parte, pronti a realizzare le opere, ci sono il Governo regionale (“che non ha alcuna intenzione di mandare la palla in tribuna”, come ha ribadito oggi l’assessore Fabio Scoccimarro), l’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi orientali – che con la segretaria Marina Colaizzi ha ammonito: “Non possiamo permetterci altri 10 anni di confronti, visto quel che è successo
di recente in Emilia Romagna e a Valencia” – e i sindaci dei comuni della Bassa. Dall’altra i primi cittadini dei comuni dell’area collinare, le associazioni ambientaliste ed esperti come Giorgio Damiano, già attivo nel Laboratorio Tagliamento, che vedono nella traversa laminante “un eco-mostro destinato a lasciare segni devastanti sul territorio“.
La nuova ipotesi in campo, quella della traversa laminante a Dignano, si basa su un modello “che è stato validato in base ai più recenti eventi meteo avversi accaduti alla fine dell’anno scorso” ha spiegato Massimo Canali, direttore regionale dell’Ambiente. Si tratta comunque, è stato chiarito, di “proposte di interventi e non di interventi già progettati“. Canali ha poi precisato che l’Amministrazione ha deciso che la traversa laminante “farà da supporto per un ponte nuovo, dunque si tratta di un’opera unica e non di due diverse strutture”.
Le parole dell’assessore Scoccimarro.
“Chi non vuole trovare una soluzione alle opere sul e per il Tagliamento deve assumersi le proprie responsabilità – ha detto l’assessore regionale all’ambiente, Fabio Scoccimarro –: se c’è qualcuno che vuole un altro progetto, valutiamo e ne parliamo, ma presenti tecnicamente un’alternativa efficace e sostenibile, non parole. Io mi assumo come amministratore le responsabilità, ma chi oggi si oppone ideologicamente deve essere consapevole dei rischi, che oggi sono noti, per cui ci si espone a responsabilità non solo legali ma soprattutto morali e politiche che derivano da prese di posizione che mettono a rischio intere comunità che già in passato hanno contato i morti e i danni della devastazione della natura”.
Nel caldeggiare la soluzione della traversa, Scoccimarro ha invitato “a evitare barricate ideologiche e campanilistiche. Chi oggi parla di diga mente sapendo di mentire: ci si sta orientando verso la realizzazione di un ponte moderno, che funga anche da opera di laminazione in caso di necessità. Chi dice che basterebbe lasciare il Tagliamento libero di scorrere – ha aggiunto l’assessore alla Difesa dell’ambiente – alimenta solo un’immagine da cartolina, un sogno che non è realistico”.
Sulla stessa linea Vannia Gava, viceministro all’Ambiente, che ha ricordato la dimensione del rischio idrogeologico: “A intensificare i fenomeni provvedono i profondi cambiamenti climatici, che provocano fenomeni meteo estremi. Bisogna dunque – ha sottolineato l’esponente del Governo Meloni – puntare sulla prevenzione, come in Veneto e in Lombardia dove di recente i bacini di laminazione hanno protetto i territori dalle piene del Bacchiglione e del Seveso”.
“Abbiamo considerato – ha spiegato poi Colaizzi, segretaria generale dell’Autorità di bacino – tutti gli interessi in gioco, che saranno valutati in fase di progettazione dell’ipotesi di opera selezionata, con la necessità di garantire la sicurezza dei territori a valle e di ridurre il più possibile l’impatto ambientale. Non c’è un ottimo assoluto per tutti, alla fine non tutti saranno pienamente soddisfatti, ma l’altra opzione sarebbe quella di affidarsi al fato”.
Il primo controcanto a questi ragionamenti è arrivato da Giorgio Damiano, già commissario del Laboratorio Tagliamento: “I costi sarebbero molto alti, almeno 200 milioni, senza contare le spese per la successiva manutenzione, tutto questo per un’opera destinata a entrare in funzione 1 o 2 volte ogni cento anni. Ed è sbagliato – ha aggiunto Damiano – immaginare opere trasversali al fiume che avrebbero un impatto negativo sul corso naturale del Tagliamento”. L’esperto ha poi proiettato una video-slide per mostrare il forte impatto ambientale dell’opera, insistendo sul fatto che “la soluzione è il ripristino delle golene, lasciando esondare il fiume in aree agricole”.
La contrapposizione tra i sindaci.
Il picco emotivo della giornata di audizioni in IV Commissione consiliare sul tema della sicurezza
del Tagliamento è stato toccato con l’intervento dei sindaci. È in questa fase del confronto, infatti, che sono emerse sensibilità contrapposte tra i rappresentanti dei territori rivieraschi e quelli dell’area collinare, dove l’idea della traversa laminante dovrebbe essere realizzata.
“Non ho paura – ha detto Giambattista Turidano, sindaco di Dignano, rispondendo alle parole di Scoccimarro – delle minacce di denunce o delle responsabilità penali. Continuo a sostenere che manca una proposta capace, da un lato, di dare sicurezza e, dall’altro, di essere condivisa sul piano socio-politico-ambientale. Dopo 58 anni persi, in cui non c’è stato niente di concreto, si potrebbe utilizzare ancora qualche mese per arrivare a soluzioni alternative da condividere con il territorio. Io capisco le esigenze della Bassa, ma l’opera non deve diventare un eco-mostro“.
A supportare questa tesi anche Enrico Sarcinelli, sindaco di Spilimbergo e delegato a intervenire anche dalla Comunità di montagna delle Prealpi orientali. Il primo cittadino si è soffermato sulla mozione votata congiuntamente dai Consigli comunali di Spilimbergo e Dignano: “Abbiamo sollevato diversi dubbi e ora chiedo alla Regione di spiegare se quel video-render mostrato in aula è fuorviante rispetto alla delibera di Giunta”.
Perplessità condivise dal presidente della Comunità collinare, Luigino Bottoni, che però ha aperto a possibili soluzioni di compromesso: “Ognuno deve mettere sul piatto qualcosa: Dignano e Spilimbergo non dicono no in assoluto al ponte laminante se si trattasse di un’unica struttura, ma vogliamo capire e approfondire, e lo stesso dovranno fare i Comuni rivieraschi. Non si può dire: non deve allagarsi Latisana ma che si allaghino pure Dignano e Spilimbergo. Forse un tavolo ristretto e meno formale rispetto a quello di oggi aiuterebbe a trovare soluzioni”.
Hanno auspicato condivisione anche Roberto Revelant, sindaco di Gemona – che ha ricordato “l’importanza delle manutenzioni” menzionando “diverse situazioni critiche nella mia area geografica” – e Alberto Bernava, sindaco di San Vito al Tagliamento, che ha lamentato “la mancanza di chiarezza sul progetto, che alimenta inaccettabili divisioni tra i territori”.
Ma nel corso dell’audizione moderata da Edy Morandini (Fp), che ha svolto le funzioni di presidente della Quarta in ragione dell’assenza di Alberto Budai (Lega), si sono sentite anche le voci dei sindaci del basso corso del Tagliamento. “Ci sentiamo in difficoltà perché veniamo visti come gli antipatici, quelli che creano problemi – ha premesso Lanfranco Sette, primo cittadino di Latisana -. Immaginate la frustrazione della nostra comunità quando è tramontata la soluzione ipotizzata a Pinzano. Oggi però abbiamo sentito qualche novità incoraggiante e speriamo che quest’iter sia irreversibile”. “Ricordatevi – ha aggiunto Sette – che si parla di 100 possibili vittime in caso di grande piena a Latisana, e non possiamo assumerci questa responsabilità che è morale ma anche penale”.
Tanto Sette quanto Laura Giorgi, sindaco di Lignano Sabbiadoro, hanno criticato “comitati e associazioni che raccolgono migliaia di firme chissà quanto consapevolmente sottoscritte. Noi abbiamo ospitato migliaia di terremotati e lo rifaremmo, ma chiediamo di non essere relegati a vittime sacrificali“.
Posizioni ribadite dal sindaco di Precenicco, Andrea De Nicolò (“Forse siamo nati nel posto sbagliato… chiediamo di intervenire a tutela delle persone e delle attività produttive”), e dal primo cittadino di San Michele al Tagliamento, Flavio Maurutto (“Il mio territorio paga un prezzo elevato per il deflusso delle acque”) mentre Davide De Candido, vicesindaco di Varmo, ha chiesto alla Regione un maggiore coinvolgimento, “dal momento che da spettatori del fenomeno rischiamo di diventare protagonisti, con metà del territorio che potrebbe finire sott’acqua”.
A queste richieste di partecipazione, l’assessore Scoccimarro ha risposto ricordando “che il Piano alluvioni è stato condiviso con tutti già nel novembre scorso” mentre Marina Colaizzi, segretaria dell’Autorità di bacino, ha ribadito “la disponibilità al dialogo con tutti, ma non a riproporre un nuovo laboratorio Tagliamento che ci farebbe perdere altri dieci anni“.