La protesta dei ristoranti in Friuli.
Una cena speciale e inusuale, in un orario nel quale i ristoranti, da molti mesi, sono chiusi. È l’effetto di #ioapro, la protesta andata in scena nella serata di oggi – e che dovrebbe proseguire anche nei prossimi giorni – contro le chiusure alle quali, da parecchio tempo, sono sottoposti i locali per effetto dei vari dpcm e dei colori assegnati alle regioni dal governo.
All’agriturismo La Dimora del Bardo di Cergneu di Nimis ci sono 13 clienti. Sembra una cena “pre coronavirus” in Fvg, se non fosse che a un certo punto si palesano polizia e carabinieri. L’apertura serale è proibita dal Dpcm, ma i titolari Manuela e Adriano Cucchiaro hanno deciso di aderire all’iniziativa lanciata in regione sulla scorta di quella nazionale. “Aprire a pranzo o a cena, che cosa cambia?”. Come a dire che i contagi non dipendono certo dall’orario. L’arrivo delle forze dell’ordine non scuote troppo i presenti, ma nel locale ci sono anche degli avvocati, pronti a far valere i diritti.
All’agriturismo “Le Magnolie” di Tavagnacco la risposta dei clienti a #ioapro è stata più che positiva. Sono 45 le persone che hanno scelto il locale per la cena. “Abbiamo deciso di aprire soltanto per lavorare, non per trasgredire le leggi – affermano i titolari Enrico e Riccardo Driussi -. Noi dobbiamo rimanere chiusi, mentre altri rimangono aperti, come se il virus circolasse soltanto nei ristoranti. E poi, perché farci aprire a pranzo ma vietarci di dare un servizio a cena?”. Anche in questo caso, fuori campeggia un’auto dei carabinieri.
Moltissima gente ha scelto di appoggiare l’iniziativa anche a Udine. Qui, le porte dell’osteria La Ciacarade si sono aperte, accogliendo un centinaio di avventori, già all’ora dell’aperitivo. Anche in questo caso, le forze dell’ordine si sono schierate dall’altra parte della strada e hanno chiesto i documenti a tutti i clienti: saranno elevate delle sanzioni, come accadrà anche per gli altri locali aderenti. Provvedimenti che imprenditori e clientela sono pronti a impugnare.