Il meteo mette a dura prova la produzione del miele in Friuli.
A lanciare l’allarme è la stessa associazione degli apicoltori: a causa del meteo, le api rischiano di morire di fame e questo, ovviamente, ricadrebbe negativamente anche sulla produzione di miele in Friuli.
L’annuncio urgente è stato diramato sul sito del Consorzio della provincia di Udine: “Si avvisano gli apicoltori sulla necessità di controllare urgentemente le scorte di miele degli alveari soprattutto nelle zone della pedemontana e della montagna -cita il testo -. Il perdurare di condizioni climatiche estreme caratterizzate da forti piogge non permette alle api di raccogliere quantità di nettare sufficienti alla sopravvivenza degli alveari stessi. Il collasso degli alveari per fame può avvenire, vista l’enorme quantità di covata presente, nel giro di poche ore. Si consiglia di intervenire con nutrizione liquida con la somministrazione di almeno 2 kg di sciroppo zuccherino per alveare”.
A interessarsi della situazione è anche Sinistra Italiana del Fvg che ha chiesto sostegni straordinari per la categoria, tramite la consigliera regionale Serena Pellegrino: “In Fvg ci sono circa 4mila apicoltori che col loro lavoro favoriscono la salvaguardia della biodiversità ambientale e la produzione agricola di tutte le specie entomogame, tant’è che secondo ISPRA le api sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo“.
Sul nostro territorio, le produzioni di miele riguardano soprattutto quello di acacia, di tiglio, di castagno e millefiori: i momenti di maggior produzione mellifera sono quindi da ricercarsi nelle settimane di fioritura della Robinia (Acacia) oltre che del Tiglio.
“Purtroppo, a causa delle piogge che hanno colpito il Fvg, è minacciata in toto la produzione di miele locale per l’anno 2023 – continua la nota del gruppo -. Chiediamo quindi all’assessore regionale se la giunta stanzierà fondi straordinari commisurati al numero di arnie possedute e se intende promuovere in ambito agricolo le semine di specie di interesse apistico in aree limitrofe ai terreni coltivati o in aree collinari e marginali dove le rese dei seminativi sono scarse e altalenanti, così da garantire una produzione di miele costante”.