L’ammontare delle rate non pagate dalle aziende friulane alle banche.
Ammontano a 34 miliardi di euro i prestiti bancari non rimborsati dalle aziende italiane: di questi, 674 milioni sono rate non pagare dalle imprese friulane. Una cifra che di per sé fa paura, ma che è tra le più basse d’Italia (quart’ultima).
A stilare una “classifica” delle regioni in cui le realtà produttive sono più indebitate è stato l’Ufficio Studi di Unimpresa, secondo il quale è la Lombardia a detenere il record con 8 miliardi di arretrati, pari ad oltre il 23 per cento del totale; seguita da Lazio ed Emilia Romagna. All’altro capo della classifica, invece, ci sono Sardegna (terz’ultima), Umbria e Calabria.
Come detto, l’elaborazione (sulla base dei dati della Banca d’Italia al 31 dicembre 2023) vede il Friuli Venezia Giulia tra le regioni in cui le imprese sono più adempienti. Nella nostra regione, i crediti ammalorati delle aziende ammontano complessivamente a 674 milioni (2 per cento del totale): 200 milioni sono sofferenze (cioè prestiti che non verranno più rimborsati), 457 milioni inadempienze probabili (denaro che le banche realisticamente non recupereranno) e 17 milioni rate scadute (posizioni debitorie meno a rischio).
Nella maggior parte dei casi, si tratta di debiti relativi ad aziende; minoritaria, invece, la quota riferibile alle imprese familiari. Sul totale, infatti, 590 milioni sono rate non pagate relative alle prime (165 milioni di sofferenze, 413 di inadempienze probabili e 17 di rate scadute) mentre alle imprese familiari sono riconducibili 84 milioni di prestiti non rimborsati (35 di sofferenze, 44 di inadempienze probabili e 5 di rate scadute).
“I crediti deteriorati delle imprese vanno tenuti sotto controllo per due ragioni – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora -: la prima è che la liquidità concessa a tassi variabili è soggetta ad aumenti delle rate e questo vuol dire, nel tempo, maggiori difficoltà nell’onorare le scadenze relativi ai rimborsi; il secondo motivo riguarda i tassi sui nuovi prestiti cioè condizioni di accesso al credito più sfavorevoli per le imprese rispetto agli anni scorsi. Si tratta di un mix pericolosissimo per l’economia italiana, un allarme liquidità che mi pare fortemente sottovalutato”.