Il rapporto Ecosistema Urbano 2024.
La 31° edizione di Ecosistema Urbano, il rapporto annuale di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, ha tracciato un bilancio “in chiaroscuro” delle performance ambientali delle città italiane, includendo i quattro capoluoghi del Friuli Venezia Giulia: Pordenone, Trieste, Udine e Gorizia.
Il report, che valuta 106 città capoluogo su 20 indicatori ambientali suddivisi in cinque macro-aree (acqua, aria, rifiuti, mobilità, ambiente), mostra che tutte le città del Friuli hanno perso posizioni: Pordenone scende dal terzo al quarto posto, seguita da Trieste al trentaduesimo (era 25°), Udine al trentaquattresimo (era 29°) e Gorizia al trentottesimo (dal 30° dell’anno scorso).
La situazione complessiva mostra alcuni miglioramenti, come l’aumento delle infrastrutture ciclabili e delle energie rinnovabili negli edifici pubblici. Tuttavia, persistono diverse criticità: si registra un incremento nella produzione di rifiuti e nelle perdite degli acquedotti, mentre calano la raccolta differenziata, il consumo d’acqua e le aree verdi. Anche il parco auto rimane al di sopra della media nazionale, segnalando la necessità di maggiori interventi per ridurre l’impatto del traffico urbano.
Le criticità dei nostri capoluoghi.
Entrando nel merito degli indicatori, Pordenone perde il podio sulla differenziata e sulla dispersione idrica, che rimangono comunque entro i livelli da top ten (rispettivamente al nono e al settimo posto nazionale). Bene il trend del consumo del suolo (medaglia d’argento) e il solare pubblico (al 5° posto in Italia). Male invece i consumi idrici (79°) e la presenza di biossido d’azoto nell’aria (83°).
Al secondo posto regionale, Trieste: qui, i risultati migliori riguardano l’offerta del trasporto pubblico (2° in Italia), i passeggeri del trasporto pubblico e la presenza di alberi (entrambi al 4° posto nazionale). Le criticità maggiori riguardano la raccolta differenziata (95° in Italia) e le piste ciclabili (79°).
Udine è al terzo posto in Fvg: il capoluogo friulano non compare in top ten per nessuno degli indicatori. I risultati migliori sono un 29° posto per le vittime della strada, un 31° posto per la presenza di PM10 nell’aria e un 32° per le piste ciclabili. Male le isole pedonali (93° in Italia), i consumi idrici (67°, ma in miglioramento) e la dispersione della rete idrica (63°, in peggioramento).
Infine Gorizia: il capoluogo isontino può contare su buone performance per quanto riguarda il verde totale (8° in Italia). Nella top ten anche per altre due voci sulla qualità dell’aria: presenza di biossido di azoto e di PM10 (rispettivamente 19° e 18°). I dati peggiori invece sono nell’ambito della mobilità: 85° posto per i passeggere di trasporto pubblico e 81° per l’offerta di trasporto pubblico.
Il commento di Legambiente.
“Le città – dichiara Sandro Cargnelutti, Presidente di Legambiente FVG – vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura d’uomo, di pedone, di anziano e dei minori, e quindi accoglienti e resilienti ai cambiamenti climatici nonché laboratori della transizione ecologica e sociale. Occorre uno sguardo orientato al futuro, scelte coerenti, coraggiose e partecipate. Il numero di posti auto non misurano più la qualità di un sistema urbano. Infrastrutture verdi, mobilità sostenibile, spazi urbani a basse o addirittura zero emissioni a garanzia della salute e della sicurezza, ricercando collettivamente il senso di comunità per affrontare le principali sfide”.
L’elemento più evidente che questa Nuova Edizione di Ecosistema Urbano ci restituisce –
commenta Mauro D’Odorico, Referente per Ecosistema Urbano di Legambiente FVG – è che le
nostre città regionali hanno fatto modesti passi in avanti in termini di maggiore vivibilità e
sicurezza.
“Sulla qualità dell’aria, da sempre un tema centrale del Rapporto, si rileva che, nonostante il
miglioramento del 2023, il livello degli inquinanti in particolare il particolato sottile è stabile ormai da diversi anni, in linea con la normativa attuale ma sostanzialmente ancora distanti dai limiti normativi previsti per il 2030 dalla nuova Direttiva (da poco approvata dal Consiglio Europeo) e soprattutto dai valori obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che è necessario raggiungere per scongiurare migliaia di morti premature”.
“Si pensi – continua -, all’indicatore che misura la variazione del consumo di suolo pro capite, ci rappresenta una situazione di progressiva e inarrestabile crescita dell’impermeabilizzazione del territorio anche laddove la popolazione diminuisce. E’ pertanto estremamente urgente intervenire sugli insediamenti urbani, sistemi che si rilevano ogni giorno più fragili e vulnerabili e la cronaca, anche di questi giorni, purtroppo ce lo conferma”.
“Servono politiche ed azioni in grado di sviluppare strategie urbane di adattamento climatico, dei veri e propri piani urbani di adattamento climatico, per mettere in sicurezza città e sistemi urbani, affrontare efficacemente la crisi climatica e valorizzare le grandi potenzialità di innovazione e di intelligenza collettiva insite nelle città stesse”.