Il report di Legambiente sulla qualità dell’aria in Friuli.
E’ uscito il nuovo report di Legambiente “Mal’aria” che ha analizzato la qualità di ciò che respiriamo nei capoluoghi italiani. Secondo gli ambientalisti, lo smog nelle città è un problema ancora inarrestabile e in molte di essere il livello di inquinamento atmosferico è lontano dai parametri previsti per il 2030.
Ma come se la sono cavata la città del Friuli? Intanto, una buona notizia c’è: nessuno dei capoluoghi del Fvg rientra nella top ten di quelle maggiormente inquinate per la presenza di polveri sottili (pm10 e pm2.5) o per quella di biossido di azoto. D’altro canto, non sono nemmeno tra le più virtuose.
Per quanto riguarda le medie annuali del 2022, Udine ha avuto una concentrazione di Pm10 di 21 microgrammi al metro cubo e peggio ha fatto solo Pordenone, con 23; Trieste invece si è fermata a 21 e Gorizia a 19. Più basse quelle di Pm2,5 polveri ancora più sottili e quindi più pericolose per la salute, che a Udine si sono attestate sui 14, così come a Gorizia mentre a Pordenone sono un po’ più alte (16) e a Trieste più basse (12): il limite fissato per il 2030, però, è di 10 µg/mc, quello consigliato dall’Oms è addirittura della metà. Infine, il biossido di azoto (NO2), che ha le media annuali più alte a Pordenone (28) e Trieste (26) mentre Udine si ferma a 20 e Gorizia a 19: in questo caso, il parametro da raggiungere entro sette anni è di 20 µg/mc.
Legambiente ha quindi calcolato di quanto dovrà diminuire la concentrazione, in percentuale, rispetto alle media annua 2022, per raggiungere i valori normativi in vigore dal 2030: per le Pm10, Gorizia e Trieste li hanno già raggiunti, Pordenone dovrà abbassarli del 13per cento e Udine del 3. Più grave la situazione per le Pm2,5: qui tutti e 4 i capoluoghi dovranno impegnarsi per una riduzione, che va dal 38 per cento di Pordenone, al 29 per cento di Gorizia e Udine, fino al 19 per cento di Trieste. Per quanto riguarda il biossido di azoto, invece, gli sforzi maggiori dovranno farli Pordenone e Trieste, riducendone la concentrazione rispettivamente del 29 e del 23 per cento.
Va detto che, tra il 2011 e il 2021, tutti e quattro i nostri capoluoghi hanno registrato concentrazioni in diminuzione; il calo però è stato ridotto (attorno al 3 o al 4 per cento in dieci anni, con punte del 6 per cento per quanto riguarda l’NO2 a Udine e a Trieste). Troppo lento, secondo Legambiente che avanza le sue proposte: “Per rendere le nostre città più vivibili e sostenibili, serve un cambio di passo e una maggiore attenzione da parte di Governo e amministrazioni locali. Servono zone a zero emissioni, città 30 km all’ora, potenziamento del trasporto pubblico, elettrificazione autobus e sharing mobility”.