Pronto soccorso in affanno in Friuli, “poco personale e turni scoperti”

L'ospedale di San Daniele

I pronto soccorso in affanno in Friuli.

“Non solo al Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, ma anche a quelli degli ospedali di rete (Palmanova, Tolmezzo e San Daniele in particolare), vanno date risposte urgenti: dare seguito alle assunzioni, come chiesto dai sindacati e non solo; dare risposte alle coperture dei turni, sempre più problematiche; rafforzare i presìdi presenti sui territori affinché possano sgravare gli ospedali”.

Lo afferma la consigliera regionale Mariagrazia Santoro del Pd, che per questo motivo ha “presentato una richiesta di accesso agli atti per conoscere la copertura dei medici di continuità territoriale (ex guardia medica) dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc)”.

“Gli episodi di forti problematiche purtroppo continuano a ripetersi – fa sapere Santoro -, ma le dovute azioni a rimedio non arrivano, anzi gli appelli che sono giunti da più parti pare siano ignorati. In questi anni, e in particolare in questa lunga e prolungata situazione emergenziale, più volte abbiamo avanzato proposte alla Giunta regionale sottolineando tutte le
problematiche raccolte da operatori sanitari e cittadini
. La risposta è sempre stata un muro, nonostante le abbondanze di risorse dell’ultima legge regionale di stabilità 2022. La giunta Fedriga ha scelto di non investire sulla sanità pubblica, facendoci invece assistere a una straordinaria apertura alla sanità privata, che va certamente sostenuta ma senza trascurare il pubblico”.

“Si prenda atto – aggiunge la dem – che diversi Pronto soccorso non sono in grado di rispondere ai flussi straordinari di cittadini. Non c’è personale sufficiente a coprire tutti i turni e da tempo chiediamo di chiarire come stanno le cose, attraverso un approfondimento in III Commissione consiliare”.

I quesiti che la consigliera pone sono diversi, dal perché non vengano scorse le graduatorie al perché non sia fatto un altro concorso, dal perché l’Azienda regionale di coordinamento per la salute (Arcs) non abbia avviato in questi due anni delle procedure eccezionali di assunzione al perché gli operatori non ottengano risposte.