Una giornata importante quella che si appresta a vivere oggi il Friuli con l’arrivo ad Ampezzo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per commemorare l’80º anniversario della Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli. L’arrivo del Capo dello Stato è previsto intorno alle 10, quando verrà accolto davanti al monumento ai caduti per la deposizione di una corona, accompagnato dal picchetto d’onore della Brigata alpina Julia e dall’Ottavo Reggimento Alpini.
Dopo una breve sosta in municipio per incontrare i rappresentanti istituzionali, Mattarella parteciperà in piazza alla commemorazione della Repubblica partigiana. Sarà un momento solenne, arricchito dalle testimonianze di chi ha vissuto in prima persona l’occupazione nazifascista e la straordinaria esperienza della breve “estate di libertà” del 1944, quando un’area di circa 2.000 chilometri quadrati venne liberata dall’oppressione tedesca e fascista. La giornata proseguirà con la visita del Presidente alla mostra “Il coraggio” a Illegio, dove verranno esposti simboli e storie di chi ebbe la forza di resistere durante quei drammatici giorni.
La Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli
L’estate del 1944 rappresentò per la Carnia una parentesi di speranza nel buio della Seconda Guerra Mondiale. Dopo anni di dittatura, conflitti e occupazione, circa 40 comuni e 90.000 persone sperimentarono per poche settimane la libertà. Tra le venti zone libere create nell’Italia del Nord, la Repubblica della Carnia e dell’Alto Friuli si distinse per estensione e per la visione politica avanzata che i suoi promotori cercarono di mettere in pratica.
Nonostante la breve durata di questa esperienza, le sue conquiste furono notevoli. Le prime elezioni comunali dopo vent’anni di dittatura furono un segnale di rinascita democratica. Per la prima volta, donne e uomini, nelle comunità montane, votarono e sperimentarono una partecipazione politica che avrebbe anticipato l’Italia del dopoguerra. Il manifesto della Repubblica partigiana dichiarava l’obiettivo di “dare al mondo la dimostrazione della capacità degli italiani di darsi liberi ordinamenti democratici”.
La Giunta provvisoria di governo, che operò tra settembre e ottobre del 1944, varò decreti orientati alla riforma fiscale, alla tutela dei boschi e all’abolizione della pena di morte per i reati comuni, lasciando intuire un progetto di rinascita che non si limitava a una resistenza armata.
Il sacrificio della resistenza
Nonostante la ferocia della repressione nazifascista e il sanguinoso epilogo, con 578 caduti tra partigiani e civili, l’esperienza della Zona libera ha lasciato un segno profondo nella memoria collettiva del Friuli. La resistenza carnica non fu solo una lotta armata, ma anche un movimento civile che prefigurava una società più giusta e solidale.
L’iniziativa della Chiesa, che cercò di mediare per proteggere le popolazioni locali, e la successiva occupazione della regione da parte delle truppe cosacche, cambiarono il clima della resistenza. Tuttavia, il sostegno alle formazioni partigiane non venne mai meno, anche quando la stanchezza e la disillusione cominciarono a diffondersi tra la popolazione, soprattutto nel duro inverno del 1944-45.
Un ricordo che vive ancora oggi
La celebrazione dell’80º anniversario della Repubblica della Carnia offre l’occasione di riflettere su questa pagina di storia nazionale che, con il passare degli anni, rischia di essere dimenticata. Negli ultimi decenni, grazie all’impegno di istituzioni locali e storici, è stato possibile riscoprire e valorizzare questa straordinaria esperienza.
Luoghi e persone: la memoria dell’Associazione Partigiani Osoppo
“Questo evento – si legge in un comunicato dell’Associazione Partigiani Osoppo -ci rende particolarmente orgogliosi essendo stata la “Osoppo” strenuamente impegnata nella sua realizzazione e richiama il profondo legame tra la storia dei Fazzoletti Verdi e la Carnia”.
“Gli avvenimenti più significativi che lo testimoniano è legata a persone e luoghi come, ad esempio, l’eroico sacrificio di Renato Del Din caduto per la libertà a Tolmezzo il 25 aprile 1944 oltre ai protagonisti della nascita e della lotta della “Osoppo” sui monti e nelle valli della Carnia come i comandanti Romano Zoffo, Adalgiso Fior, Terenzio Zoffi, Giovanni De Mattia, Enzo Moro, Albino Venier, l’intendente Bruno Cacitti e Gianroberto Burgos di Pomaretto, responsabile della Territoriale osovana. Romano Marchetti e don Aldo Moretti, i componenti osovani della Giunta di governo della Repubblica. Inoltre, luoghi come la miniera di Cludinico, ora intitolata all’ingegnere osovano Rinaldo Cioni, in cui nacque il Battaglione Divisionale “Monte Canin” agli ordini di Rinaldo Fabbro. Casera Losa, dove il 14 giugno ‘44 i Fazzoletti Verdi ricevettero il primo aviolancio alleato in coincidenza con l’arrivo della prima missione segreta britannica aggregata alla “Osoppo”. La località di Trischiamps in Val di Lauco, dove gli osovani del Battaglione “Val But” trascorsero il duro inverno tra il ’44 e il ’45 per proteggere gli agenti inglesi e statunitensi”.
“Allo stesso modo – prosegue e conclude l’Associazione Partigiani Osoppo -, non può essere dimenticata la testimonianza offerta dai due sacerdoti, don Pietro Cortiula parroco di Ovaro e don Giuseppe Treppo, vicario curato di Imponzo, i quali offrirono la vita in difesa del loro popolo. Un sacrificio di tanti uomini e donne della Carnia, che costituisce ancora oggi un fermo richiamo alla necessità di costruire e difendere ogni giorno la nostra unità nazionale, a far sì che la nostra Patria, rimanga sempre esempio e faro di libertà”.