Il virus respiratorio che colpisce i bambini in Friuli.
Sembrava “scomparso” durante lo scorso inverno e ora, invece, il problema è tornato d’attualità. Non soltanto: è arrivato addirittura in anticipo. Si chiama virus respiratorio sinciziale, pericoloso per i neonati e che in altre parti d’Italia ha messo in allarme le famiglie.
I primi casi in Friuli.
E in Friuli, qual è la situazione? A spiegarla è Paolo Lubrano, pediatra e segretario della Federazione italiana medici pediatri: “Qualche caso c’è già stato – precisa – e devo dire che è in anticipo rispetto alla sua classica stagionalità. Solitamente è più frequente, per esempio, a gennaio”. Il fatto che si sia già presentato, a dire dello specialista, ha un motivo ben preciso: “Lo scorso anno, complici lockdown e restrizioni, non hanno circolato virus. Quando poi questi ultimi riprendono a girare, i bambini sono meno preparati e, quindi, più a rischio“. Le chiusure e la minor circolazione delle persone, insomma, era stato un freno e un paragone simile al sinciziale può essere fatto per il virus influenzale che, infatti, in forma leggera si è già notato in regione.
Occhio ai sintomi.
Ma quali sono le fasce d’età più a rischio? “Teoricamente, tutte – dice Lubrano -, anche se un virus simile può dare maggiori problemi soprattutto ai neonati, dagli 0 ai 12 mesi. Per quelli più grandi, invece, le criticità sono minori”. Quali i sintomi più classici? “Se un neonato smette di mangiare ci dobbiamo preoccupare: è un campanello d’allarme, anche se il piccolo non dovesse respirare male – precisa il pediatra -. È il caso, dunque, di farlo valutare in tempi veloci in ospedale. Per i più grandi, l’infiammazione dei bronchioli dà problemi di respirazione. Ma più si va avanti con l’età e meno rischio che la patologia sia grave c’è”.
Per ora, niente cura preventiva.
Insomma, attenzione ai segnali, anche perché, per ora, la cura preventiva al virus respiratorio sinciziale non c’è. Le armi per evitare il ricovero sono la terapia di supporto con ossigeno e la reidratazione. Ma all’orizzonte c’è una novità: “È allo studio – conclude Lubrano – un vaccino da somministrare alle mamme in gravidanza per fornire al neonato gli anticorpi adatti”. Per ora, però, meglio stare in campana.