Il Tar dà ragione alla Danieli: l’azienda potrà vedere chi ha firmato contro l’acciaieria

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La Danieli potrà avere l’elenco dei firmatari della petizione contro l’acciaieria.

Il Tar del Fvg ha accolto il ricorso della Danieli: l’azienda potrà quindi avere l’elenco di chi ha firmato (e sono stati in oltre 24mila) la petizione contro il progetto dell’acciaieria a San Giorgio di Nogaro (poi naufragato e spostato a Piombino).

Cosa era successo.

Cittadini, comitati, categorie economiche e sindaci (in particolare quelli dei comuni turistici della Riviera) avevano manifestato la loro contrarierà alla realizzazione del mega impianto, preoccupati dalle ricadute ambientali sulla Laguna, ma anche da un possibile impatto negativo sul turismo; era partita una raccolta firme che ha raccolto oltre 24mila adesioni e che è stata poi consegnata in Regione (che di quelle, ne ha riconosciute formalmente quasi 22mila).

La Danieli aveva chiesto, proprio al Consiglio regionale, di poter avere l’elenco dei firmatari, ma l’assemblea legislativa, per motivi di privacy, aveva negato il consenso. L’azienda aveva quindi fatto ricorso al Tar, che oggi ha pubblicato la sentenza.

La decisione del Tribunale amministrativo.

Nel dispositivo della sentenza, il Tar del Fvg ha scritto che “il documento riportante l’elenco dei sottoscrittori di una petizione trasmessa al Consiglio regionale è, per la sua intrinseca natura, un documento pubblico“.

I giudici hanno inoltre rilevato che “il fatto stesso di aver sottoscritto una pubblica petizione comporta la rinuncia a tenere protetti e riservati i propri dati personali (nome, cognome, data di nascita e residenza), perché chi ha sottoscritto la petizione ha reso “manifestamente pubblici” i propri dati personali ai sensi dell’art. 9, comma 2, lett. e), del Reg. Ue n. 2016/679″.

L’unica eccezione è nella fattispecie in cui “il soggetto dichiarante potrebbe essere esposto, “in ragione dei rapporti con il soggetto denunciato, ad azioni discriminatorie o indebite pressioni“. Una fattispecie che, secondo il Tar, non sussiste in questo specifico caso: “I principi di trasparenza e responsabilità non possono quindi ammettere la preclusione all’accesso alle petizioni e ai relativi documenti accompagnatori, salvo che, in particolari situazioni, i sottoscrittori documentino, quale conseguenza della pubblicazione della loro sottoscrizione, possibili azioni discriminatorie o indebite pressioni a loro danno – cita la sentenza -. Tali non possono considerarsi le potenziali azioni giudiziarie indicate dalla ricorrente nei propri scritti difensivi (azioni risarcitorie e querele per diffamazione), trattandosi all’evidenza non già di pretestuose intimidazioni o della minaccia di un male ingiusto, ma del legittimo esercizio di un diritto“.

Le reazioni.

“In seguito all’accoglimento del ricorso presentato da Danieli al TAR del Friuli Venezia Giulia nei confronti della Regione FVG relativamente alla petizione “No Acciaieria”, esprimiamo la nostra soddisfazione per il riconoscimento delle nostre ragioni – è la nota dei legali dell’azienda -. Il Gruppo Danieli potrà dunque verificare la regolarità della raccolta di firme che è stata alla base della decisione della Regione Friuli Venezia Giulia rispetto all’investimento industriale dei gruppi Metinvest e Danieli a San Giorgio di Nogaro”.

Dall’altro lato, invece, il consigliere di Open Sinistra Fvg, Furio Honsell, che aveva già detto pubblicamente di aver firmato la petizione, esprime preoccupazione. “La decisione del Tar ci lascia molto delusi e preoccupati. Al di là del fatto che non fu mai dichiarato che la decisione di non sostenere l’iniziativa da parte della Regione dipendesse dalla petizione, riteniamo che lo strumento della petizione venga così profondamente indebolito da questa sentenza“.

“Le dichiarazioni nel ricorso della Danieli – continua Honsell – sono molto pesanti nei confronti dei cittadini firmatari e renderanno tutti molto più restii ad esprimere il loro pensiero quando andrà in contrasto con un colosso industriale o un altro potentato. Questa sentenza avrà l’effetto di rendere più debole il diritto democratico di esprimere il proprio dissenso politico nei confronti dell’autorità. Infine il Tar equipara la petizione ad un esposto, ma sono concetti diversi. Un grazie sincero all’avvocato Carlo Monai, autentico difensore dei diritti civili”.