L’intervista al friulano Nicola De Prato
Ha raggiunto le vette più alte della sua carriera nonostante la giovane età, lasciando a bocca aperta artisti iconici d’oltre oceano: lui è un professionista di grande spessore, il direttore alla fotografia Nicola De Prato, originario della ‘sua’ Tolmezzo e adottato, dal 2017, dalla ‘città degli Angeli’, in America. Il suo ultimo lavoro, un videoclip che vede come protagonista il pittore tolmezzino Stefano Marchi, cattura tutta l’essenza di sfumature contrastanti tra loro, di emozioni forti, di capolavori dotati di inquietante unicità.
Nicola, come nasce la passione per la fotografia, che ti ha poi permesso di diventarne direttore?
La mia passione per la fotografia ha avuto origine dalla curiosità verso il mondo che mi circonda e dal desiderio di catturarlo e raccontarlo attraverso le immagini. Fin da piccolo, ho avuto la fortuna di vivere in diversi paesi (India, Pakistan, Cina) e di visitarne molti altri, oltre naturalmente all’Italia. Queste esperienze mi hanno permesso di entrare in contatto con realtà diverse, ampliando la mia visione del mondo fin da giovane.
Quando e come ti sei accorto che questa passione sarebbe diventata un lavoro?
Mi sono accorto che la mia passione per le immagini poteva diventare un lavoro quando ho realizzato che ciò che creavo suscitava emozioni e interesse nel pubblico. Inizialmente lavorare a progetti come i video musicali (il piu’ importante quello di Doro Gjat) e vedere le mie idee prendere vita mi ha fatto capire che potevo trasformare questa passione in una professione. Inoltre, il feedback positivo e le opportunità che ne sono seguite mi hanno dato la conferma che ero sulla strada giusta.
Hai fatto il grande salto, dal Friuli all’America: come si è evoluto il tutto?
L’incontro che ha trasformato profondamente le mie prospettive lavorative, e anche personali, è stato senza dubbio quello con Dante Spinotti, il celebre direttore della fotografia originario della Carnia. Spinotti, che ha curato la fotografia di alcuni tra i film più iconici degli ultimi 40 anni, è diventato il mio mentore, guidandomi e consigliandomi su alcune delle decisioni più importanti per la mia carriera. Trasferirmi a Los Angeles (ora purtroppo martoriato dagli incendi) è stata una grande sfida, ma la determinazione a inseguire il mio sogno, insieme al supporto della mia famiglia e al desiderio di crescere trovando nuovi stimoli, ha reso tutto più semplice da affrontare.
Da cosa è scaturita la scelta di collaborare con l’ artista Stefano Marchi, nel tuo ultimo video?
La scorsa estate ho passato circa un mese in Friuli e avevo il forte desiderio di girare un progetto nella mia regione. Io e Stefano Marchi ci conosciamo da anni ed i suoi quadri mi hanno sempre affasciato molto. L’intensità espressiva delle sue tele, insieme ai colori densi e molto vibranti ti trasportano in un mondo lontano dal nostro contemporaneo. Lontano forse dalla perfezione a cui tutti noi aspiriamo oggigiorno e che invece celebrano l’inquietudine ed il contrasto. Abbiamo così cercato di racchiudere in poco più di un minuto la sua arte.
Che emozioni pretendi da te stesso affinché il lavoro risulti essere impeccabile?
Quello che realizzo deve trasmettermi un senso di verità, di connessione. Deve emozionarmi, farmi sentire che ogni scelta – dalla luce all’inquadratura, fino ai colori – sta raccontando qualcosa di autentico e potente. Quando lavoro, cerco di costruire immagini che non siano solo belle, ma che vibrino, che abbiano un’anima, che riescano a evocare ciò che le parole non possono dire.
Quali sono le tue prospettive future?
Qualche giorno fa ho concluso le riprese di un fashion film sperimentale con un regista di LA, e ora stiamo lavorando insieme alla fase di post-produzione. Il mio obiettivo per quest’anno è dedicarmi con maggiore impegno al mondo delle pubblicità e dell’estetica, cercando di fondere la narrativa di una storia con il linguaggio e l’impatto visivo del mondo pubblicitario. Voglio creare immagini che non siano solo visivamente accattivanti, ma anche intrise di significato. Continuerò comunque a lavorare su progetti personali, dove posso esprimermi senza vincoli commerciali e avendo la liberta’ di sperimentare di piu’.