Nasce l’archivio degli internati militari del Friuli: è il primo in regione

Gli internati militari si rifiutarono di combattere a fianco dei tedeschi.

È stato presentato ufficialmente al pubblico, con una conferenza nella sede della Fondazione Friuli, a palazzo Antonini-Stringher, il fondo archivistico sugli Internati militari (Imi) del Friuli-Venezia Giulia, il primo e unico sul territorio regionale.

Furono 600.000, tra ufficiali e soldati dell’esercito italiano, a rifiutare di continuare la guerra al fianco dei tedeschi, dopo l’8 settembre 1943. Per il loro diniego furono rinchiusi in campi di prigionia in Germania e nei territori occupati, dove patirono stenti e umiliazioni e in molti persero la vita. Nelle fila di questi militari ci furono anche tanti friulani.

La loro storia, rimasta a lungo taciuta, sta venendo alla luce attraverso il lavoro di recupero documentale condotto dall’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) provinciale di Udine. Questo patrimonio archivistico, denso di testimonianze inedite e di nuovi materiali provenienti da donazioni di parenti degli Imi, adesso può essere consultato liberamente anche online sul portale mediarchivefvg.it.

Il progetto di raccolta, catalogazione e digitalizzazione dal titolo “Piango nel vedere i miei Alpini partire oltre il Brennero per andare nei campi di concentramento – 600 mila no degli Internati Militari Italiani a Hitler e Mussolini” è stato realizzato con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e in collaborazione con l’Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), l’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione e Università di Udine.

Documenti e testimonianze.

Diari autografi e memorie; lettere, cartoline, ma anche disegni, poesie e altri scritti realizzati durante la prigionia, cui si aggiungono fotografie, tesserini di riconoscimento, lasciapassare e vari documenti del periodo dell’internamento; fogli matricolari e documentazione di tipo militare; piastrine, medaglie e attestati relative a onorificenze legate all’internamento: sono i reperti e l’insieme di informazioni in archivio che restituiscono sembianze e voci agli Imi e ne raccontano la vicenda drammatica, laddove essi stessi, dopo il ritorno a casa, preferirono tacere i particolari della prigionia ai loro familiari.

Quanto costi sofferenza ancora oggi, a distanza di 81 anni da quegli eventi, il ricordo della detenzione e del lavoro coatto, è stato testimoniato da Albano Castellan, classe 1923, che ha preferito raccontare la sua storia attraverso una videointervista, sebbene fosse tra il pubblico presente a palazzo Antonini-Stringher. Alpino dell’8° reggimento, fu catturato insieme ai suoi commilitoni nella caserma di Prampero; internato nello Stalag XX A di Thorn, a Gdjnia (Gotenhafen), successivamente fu mandato a lavorare nel porto di Danzica.

Come nasce l’archivio Imi.

“A farci comprendere la necessità di costituire un fondo regionale sugli Imi che potesse divenire punto di riferimento per gli studi su una vicenda finora poco approfondita, è stata la mostra “600 mila no a Hitler e all’alleato Mussolini”, che dopo il primo allestimento a Udine, nel gennaio 2022, è stata ospitata in vari comuni della regione. La grande attenzione che l’esposizione ha suscitato nei visitatori si è tradotta in numerose richieste di contatto e di informazioni giunte alla nostra associazione”, ha spiegato Antonella Lestani, presidente del Comitato provinciale Anpi di Udine.

I dettagli e i risultati del lavoro sul fondo Imi, poi, sono stati illustrati da Diego Compagnoni, che ne è referente insieme a Gianna Malisani: “La raccolta dei materiali è iniziata in modo sistematico a dicembre 2022. In poco più di un anno, i contatti con famiglie, parenti e persone in possesso di materiali relativi a uno o più Imi hanno permesso di ampliare considerevolmente il primo nucleo della raccolta archivistica Imi del FVG, che nel tempo l’Anpi aveva costituito in modo sporadico. Si assommano ora svariati documenti, originali e in copia, oggetto di donazione e fotoriproduzione. Abbiamo eseguito, inoltre, brevi interviste ai familiari, per raccogliere ulteriori dati utili a redigere una scheda Imi: spesso si tratta di informazioni non direttamente desumibili dai documenti e quindi di particolare rilevanza per maggiori approfondimenti e studi”.

I documenti, dunque, sono stati selezionati, gli originali cartacei sono stati messi in sicurezza attraverso un restauro di tipo conservativo, poi sono stati digitalizzati tramite riproduzione con macchina fotografica e caricati sul portale mediarchivefvg.it, dove per ogni internato è disponibile una scheda informatica.

Ad un primo nucleo di fascicoli finora raccolti e riordinati e che vengono via via pubblicati sul portale, si aggiungeranno i materiali che saranno raccolti nel prossimo futuro con la continuazione del progetto che l’Anpi intende portare avanti.