Il documentario tv sui muri a secco del Friuli.
Salvaguardare, proteggere, ricordare le tradizioni dei nostri antenati è importante. Ed è proprio questo l’obiettivo di alcuni volontari che, nella zona di Artegna e di Montenars, si occupano di mantenere viva l’antica usanza locale della costruzione dei muri in pietra a secco. I due Comuni, insieme all’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, da sei anni a questa parte coordinano i cantieri, favorendone la restaurazione e la conservazione.
I muri a secco erano caratteristici della vita contadina friulana di un tempo, e le loro utilità non erano poche. Innanzitutto, servivano a sostenere i terreni (erano infatti costruiti in modo da “compattarsi” quasi letteralmente con la terra) e delimitavano le proprietà e le recinzioni, ma non solo: agevolavano anche le tecniche di coltivazione della vite a pergola, rendendo più facile la maturazione dell’uva anche nelle zone più fredde e ventose. Con il passare degli anni, il distacco sempre maggiore dalla vita contadina ha purtroppo portato a dimenticare queste usanze, che fortunatamente però stanno ritornando in auge grazie all’operosità dei volontari. È degno di nota il fatto che, a riconferma del valore storico e simbolico di questa antica pratica, l’Unesco ha scelto di inserirla nella lista dei Beni intangibili dichiarati “Patrimonio dell’Umanità”.
Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento domani, venerdì 12 febbraio, alle 21.55 sul canale 103 del digitale terrestre andrà in onda un documentario (a cura della regista della Rai regionale Antonia Pillosio) dedicato ai cantieri del paesaggio promossi dall’Ecomuseo. I “cantieri del paesaggio” sono corsi gratuiti, promossi dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, aperti alla popolazione e a tutte le persone interessate, che si propongono di fornire ai partecipanti il metodo base e i consigli pratici su come recuperare i muri a secco distribuiti sul territorio.