Il filosofo friulano ha deciso di farsi murare vivo.
“Chiudere lo spazio fisico per aprire lo spazio interiore”: è questo il motto dell’incredibile impresa del filosofo, scrittore, poeta e mistico friulano Emanuele Franz. La scorsa estate era andato a vivere in un bidone dell’immondizia per invitare alla riflessione sulla caducità della vita, ma ora è arrivato a un’azione ancora più estrema: farsi tumulare vivo, come era in uso nell’Europa del XI secolo fra i reclusi, asceti radicali che hanno dato origine al termine clausura.
Si tratta di un progetto filosofico e religioso al tempo stesso che però non si esaurisce nella forma bensì nel contenuto del messaggio che questa azione si propone di dare. “Viviamo tutti murati vivi” ci dice Emanuele Franz, “solo che i muri sono quelli della mente”. Il mondo moderno, infatti, divide e separa tutti da tutti, ci ha separati gli uni dagli altri con tanti muri invisibili.
Convinto che farsi murare vivo, come era in uso mille anni fa, sia un esempio necessario per invitare l’umanità a una unità senza divisioni il filosofo di Moggio Udinese si è fatto chiudere con dei mattoni in un loculo grande appena un metro e mezzo per due. Segregato vivo in una cella senza alcuna possibilità di uscire, né entrare. Un’azione forte, ma non incosciente. Il progetto prevede infatti una reclusione per un periodo di tempo limitato in cui Franz è costantemente supportato da collaboratori informati sulle sue condizioni di salute e che gli garantiscono supporto costante: ricambio di acqua, cibo e appoggio. In caso di reale emergenza vi sarebbe un intervento immediato. Ma l’azione resta e il messaggio anche: i muri dividono lo spazio ma non il cuore.